nonfiction (non-fiction, non fiction) s. f. inv. 1. Genere che include opere letterarie, filmiche e prodotti televisivi che presentano elementi non finzionali e fondati sulla realtà. | In senso concreto, la singola opera appartenente a tale genere. | Usato anche in funzione di agg. sempre posposto. 2. Nella produzione editoriale e cinetelevisiva anglosassone, genere e opera che non contiene elementi finzionali (saggistica, documentari). ◆ I wilsoniani si meravigliano del valore che viene attribuito ancora al marxismo da numerosi intellettuali francesi e italiani (certo non dai tedeschi). Ma spiegano il fenomeno osservando che Marx, abbandonato dagli economisti, è scivolato nelle mani di critici letterari, commediografi, romanzieri, cineasti, i quali ignorano anche il concetto di «caduta del saggio di profitto». In Gran Bretagna si distingue fra letteratura di fantasia e cultura, tra fiction e nonfiction. (Alberto Ronchey, Stampa, 24 gennaio 1965, p. 3) • Dopo aver attraversato anni di tensioni e contestazioni, il Festival [F. dei popoli] si è assestato sulla formula di una pacifica vetrina del cinema "non fiction", invitando la gente ad alternare un film sulla Resistenza cilena e un film sul Sunset Boulevard, il boia Klaus Barbie e il mito Marlene, il tango argentino e il fallimento in Francia di una fabbrica di bilance. (Tullio Kezich, Repubblica, 6 dicembre 1984, p. 19, Spettacoli) • Per il programma [della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro] nei dettagli bisognerà aspettare il 3 giugno, quando Adriano Aprà annuncerà tutti i titoli della manifestazione di quest’anno, la trentatreesima, e in particolare i film della sezione Nuovo Cinema, come al solito aperta a opere sperimentali, non-fiction, anomale per durata, e anche alle nuove tecnologie. (Unità, 23 maggio 1997, p. 11, Gli Spettacoli) • Con il termine documentario si intende, nell'uso comune, un film, di qualsiasi lunghezza, girato senza esplicite finalità di finzione, senza una sceneggiatura che pianifichi le riprese, e senza attori. Non a caso nei Paesi anglosassoni si impiega sempre più spesso il termine nonfiction. (Adriano Aprà, Bruno Roberti, Enciclopedia Italiana - VII Appendice, 2006, Treccani.it) • La non-fiction criminale ha una tradizione illustre che di solito si fa rimontare a A sangue freddo di Capote (1966) e di solito si fa culminare nell’Avversario di Carrère. Il lettore italiano oggi pensa a Gomorra, ma dovrebbe pensare invece a L’erede di Gianfranco Bettin o al capolavoro che è il memoir-inchiesta L’abusivo di Antonio Franchini, o… Molto prima che la non-fiction andasse di moda, prima anche che il New Journalism somministrasse ai giornalisti-scrittori la sua contaminazione di oggettività e arbitrio narrativo (“L’idea – spiegava Tom Wolfe – era di fornire una piena descrizione oggettiva, con in più qualcosa per cui i lettori si erano sempre dovuti rivolgere a romanzi e racconti: vale a dire, la vita soggettiva o emotiva dei personaggi”), Sergio Saviane pubblicò I misteri di Alleghe. (Claudio Giunta, Foglio.it, 24 agosto 2020, Cronache) • Percorsi che nel film non fiction (prodotto da Archivio Orme, Surf Film e Luce Cinecittà, che cura anche la distribuzione) sono tessuti da immagini dal passato di performance artistiche e teatrali, dalle cantine off a storiche gallerie come La tartaruga, dal Piper al Folkstudio, da film (come Accattone di Pasolini, Umano non umano di Mario Schifano, Anna di Alberto Grifi, Sotto il segno dello scorpione dei fratelli Taviani, Partner di Bernardo Bertolucci) e soprattutto da un puzzle di interviste recenti e d'archivio, con alcuni dei protagonisti e testimoni della scena artistica (e non) di quegli anni. (Ansa.it, 7 settembre 2022, Veneto) • A Raffaello Palumbo Mosca il cómpito di tracciare un quadro della non-fiction italiana recente, a partire da Gomorra (2006) di Roberto Saviano, compimento — come afferma Mario Barenghi — «del lavoro di un’intera generazione di scrittori»: Sandro Veronesi (Occhio per occhio. La pena di morte in 4 storie, 1992), Sandro Onofri (Vite di riserva, 1993), Edoardo Albinati (Maggio selvaggio, 1999), Eraldo Affinati (Campo del sangue, 1997), Helena Janeczek (Lezioni di tenebra, 1997), Antonio Franchini (L’abusivo, 2001): «di cosa parliamo quando parliamo di non fiction? L’etichetta, puramente negativa, di per sé potrebbe designare tutte le narrazioni che ricadono al di fuori della finzione, dal reportage al saggio specialistico fino, al limite, al manuale di sef-help, così come avviene, per esempio, nelle librerie anglosassoni dove la dicitura ingloba ogni sorta di testo non riconoscibile come romanzo o poesia. In realtà […] in questo contesto, non fiction si riferisce a tutte quelle scritture in prosa — dal reportage, al libro di viaggio, al diario, all’autobiografia — che rifiutano la finzionalità della letteratura d’invenzione pur servendosi di molti degli strumenti e delle tecniche a essa riconducibili» (p. 135). (Gualberto Alvino, Treccani.it, 20 settembre 2022, Lingua italiana).
Voce ingl. a sua volta composta dal primo elemento non- e dal s. fiction (‘non di invenzione’, ‘non di fantasia’). Attestata in it. dal 1959, secondo il Nuovo Devoto-Oli 2023.