Porrajmos (porrajmos e, rar., Porajmos) s. m. (rar. f.) inv. Persecuzione, sterminio, genocidio di Rom e Sinti da parte del regime nazista, di quello fascista e dei loro alleati, avvenuto tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento (le vittime di esecuzioni sommarie o dello sterminio nei lager furono, a seconda delle fonti, tra 250.000 e 500.000), ricordato nella Giornata europea della memoria dell'Olocausto di Rom e Sinti (2 agosto), secondo quanto stabilito nel 2015 dal Parlamento europeo in memoria dello sterminio 2 agosto 1944, quando 4.300 Rom e Sinti – in maggioranza donne e bambini, rinchiusi nel campo di Auschwitz-Birkenau – furono uccisi nelle camere a gas. ◆ Fortunatamente, buona parte del materiale relativo alle ricerche sulla Porrajmos, incluse alcune interviste ai sopravvissuti ai campi di sterminio, si è salvato dall’atto di vandalismo. Proprio in questi giorni, infatti, si stava concludendo il montaggio di un documentario che l’Opera nomadi aveva commissionato in vista della Giornata della Memoria, il 27 gennaio. (Laura Matteucci, Unità, 31 dicembre 2003, p. 11) • «Nella civiltà occidentale nessuno è stato considerato "l’altro" e "lo straniero", la minoranza fuori posto, più di rom, i sinti e gli ebrei. Però gli ebrei, dopo la grande catastrofe, sono entrati nel salotto dei vincitori, di coloro ai quali va riconosciuto tutto. I rom e i sinti no. Tutti conoscono parola "Shoah" nessuno "Porrajmos", il divoramento: il loro sterminio non ha ancora avuto un riconoscimento nell’Europa che lo ha prodotto». (Moni Ovadia intervistato da Angela Calvini, Avvenire.it, 24 agosto 2010, Agorà) • In lingua romanes, il termine porrajmos significa «distruzione», ma anche «divoramento»: ricorda questa strage, di cui oggi si parla ancora poco. E nel giorno della memoria della Shoah, che cade domani, c'è chi lavora perché anche degli «stermini dimenticati» rimanga traccia. Massimo Dell'Innocenti ha 35 anni, risiede a Trescore ed è discendente di una delle più antiche famiglie sinte bergamasche: «Noi siamo italiani, da sempre lavoriamo come giostrai. Sappiamo bene, perché è nei ricordi e nei racconti della nostra comunità, che molti sinti lombardi in quegli anni sono stati internati». (Anna Gandolfi, Corriere della sera, 26 gennaio 2014, Bergamo, p. 11, Cultura & Società) • Due ore prima, però, a proposito di toni sprezzanti, il titolare del Viminale [Matteo Salvini] aveva parlato di 30.000 rom "che si ostinano a vivere nei campi" come di una "sacca minoritaria e parassitaria". Una risposta alle parole del capo dello Stato Sergio Mattarella per gli 80 anni del Manifesto della razza: "Le leggi razziste portarono alla feroce persecuzione degli ebrei, presupposto dell'Olocausto - scrive Mattarella - Allo stesso modo ci si accanì contro Rom e Sinti, e anche quelle mostruose discriminazioni sfociarono nello sterminio, il porrajmos, degli zingari". (Mauro Favale, Repubblica.it, 25 luglio 2018, Politica) • Il Porrajmos, letteralmente “inghiottimento”, “grande divoramento” o “devastazione” è il termine della lingua romanès con cui Rom e Sinti e Camminanti hanno denominato la persecuzione da loro subita durante il fascismo e lo sterminio del proprio popolo perpetrato dai nazisti e dai loro alleati durante la Seconda guerra mondiale (anche se le discriminazioni e la segregazione iniziarono almeno 40 anni prima). (Chiara Nencioni, ReteParri.it, 30 luglio 2021, Radio Milano Europa) • Il volume di Chiara Nencioni, A forza di essere vento. La persecuzione di rom e sinti nell’Italia fascista (prefazione di Luca Bravi, postfazione di Noell Maggini, edizioni Ets, Collana Verba manent, pp. 208, euro 18), si pone proprio dentro questa disamina permanente sulla riflessione tra storia e memorie perché incrocia le tracce di un’oralità a rischio e i documenti d’archivio per indagare il Porrajmos italiano, ovvero la persecuzione di rom e sinti da parte del regime fascista, la sua relazione con la Shoah e le ragioni di una lunga rimozione da parte della storiografia ufficiale. (Checchino Antonini, Manifesto.it, 27 marzo 2024, Cultura).
Voce della lingua romanès (propriam. ‘grande divoramento’ o ‘distruzione, devastazione’).