public history (Public History) loc. s.le f. Campo delle scienze storiche in cui l’attività di ricerca, svolta sia al di fuori sia all’interno dell’àmbito universitario, è rivolta, attraverso diversi mezzi e occasioni di comunicazione, a un vasto pubblico, con finalità divulgative. ♦ Sotto l'egida di un comitato scientifico autorevole (composto dagli storici Aldo Agosti, Luciano Canfora, Paola Carucci, Victoria De Grazia, Giuseppe Galasso, Lutz Klinkhammer, Luisa Passerini, Gilles Pécout, José-Enrique Ruiz-Domenéc, Giuseppe Sergi), la «quattro giorni di iniziative diversificate», come spiega d'Orsi, è «rivolta a un pubblico ampio, nelle quali trasmissione delle conoscenza e capacità di intrattenimento saranno sempre contraddistinte da un rigoroso scrupolo metodologico». Ma anche consapevoli di quanto scrisse Marc Bloch, allorché sostenne che la Storia «anche se non servisse a nulla, sarebbe divertente». Il tema scelto per l'edizione di esordio, quello dei "Migranti per forza" (e dunque per fame, guerre, cataclismi, persecuzioni etniche, religiose e politiche), coniuga agevolmente i filoni che caratterizzano la rassegna internazionale di public history, attraverso una mescolanza di varie forme di comunicazione. E un cartellone che annovera quindi dibattiti (circa cento i relatori impegnati), concerti, spettacoli teatrali, film e mostre. (Repubblica, 16 settembre 2005, p. 58, Cultura) • Dopo letteratura e poesia, scienza e filosofia, anche la storia, insomma, si fa festival. Loro, gli storici, a vederli qui sembra che si divertano a uscire dai più temibili panni accademici: si fanno forti d’un paio di viatici, la formula «public history» e una citazione al volo di Marc Bloch che sembra abbia detto che «la storia può essere anche divertente»; e assicurano che il credo di fondo resta comunque quello che «la storia è scienza». (Maria Serena Palieri, Unità, 8 maggio 2006, p. 22, Orizzonti - Libri) • L’obiettivo: confrontare esperienze, metodologie e prospettive della Public History, disciplina che ambisce a fissare uno statuto scientifico di inquadramento per le pratiche culturali che, in varie forme, immettono sapere storico nello spazio pubblico: dalle esposizioni ai romanzi, dalle riviste illustrate ai documentari, dalle rievocazioni in costume ai videogiochi. (Valentina Colombi, Fondazione Feltrinelli.it, 14 giugno 2017) • Pure in Italia è stato deciso dall’Aiph di adottare il termine in lingua inglese per evitare un equivoco legato, guarda caso…, alla nostra storia. Si tende infatti a confondere la “storia pubblica” con l’uso pubblico della storia per fini politico-ideologici, per cui viene reinventata a piacere per scopi che interessano questo o quel partito politico: è il caso – per fare un esempio vicino ai nostri tempi – dell’invenzione delle inesistenti radici storiche di una inesistente Padania (a sua volta inventata a tavolino dalla “vecchia” Lega Nord di Umberto Bossi) o del tentativo di spacciare per “buone” le scelte del regime fascista, come si sente spesso in ambienti della nuova Lega salviniana e non solo. Cosicché in Italia è ancora diffusa la tendenza a confondere la public history con il “cattivo uso” della storia a fini “revisionisti”. La “Public History”, nella definizione statunitense, è invece una concezione della storia concepita per essere offerta a un vasto pubblico di non addetti ai lavori, per mezzo di media vecchi e nuovi. (Marco Brando, Fatto Quotidiano.it, 27 giugno 2019, Blog) • Alla base della ricostruzione della pandemia da Sars-Cov-2, documenti ufficiali, dichiarazioni governative, rapporti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, articoli di giornale. A raccoglierli, selezionarli e ordinarli, Matteo Manfredini, scrittore e autore di saggi, esponente di quella public history che unisce rigore e rispetto del metodo storico ma anche taglio divulgativo nella comunicazione. (Ansa.it, 2 settembre 2020, Salute & Benessere).
Espressione ingl. a sua volta composta dall’agg. public (‘per il pubblico’) e dal s. history (‘storia’).