translinguismo s. m. Negli studi letterari e traduttologici, il fenomeno riguardante autrici e autori che scrivono in più d'una lingua o in una lingua diversa da quella materna. ♦ Cos’è il translinguismo? Forse un attraversamento tra i linguaggi o una transizione linguistica. George Steiner rintraccia la condizione multilinguistica obbligandoci ad una certa percentuale di umanità a parlare più di una lingua. L’autore translingue è ubiquo e la traduzione è una funzione del translinguismo. Tra gli autori famosi che hanno invece scritto in una lingua straniera ci sono per esempio Samuel Beckett (la versione originale di Aspettando Godot è in francese), Joseph Conrad, Vladimir Nabokov e Arthur Koestler: tutti e tre passarono dalle loro lingue madri (polacco, russo e tedesco) all’inglese. (Giorgio Cipolletta, Translingua. La gelosia delle lingue polifoniche di Adrian Bravi, p. 365, in «Heteroglossia. Quaderni di Linguaggi e Interdisciplinarità», 15 (2017), Edizioni Università di Macerata) • È un caso emblematico e fortissimo di poesia del translinguismo l’esperienza poetica di Chiodi della Kristóf, questione che in una ermeneutica a lei rivolta su una pagina de L’Ombra delle Parole Giorgio Linguaglossa ricondusse a «zona spaesante» della poesia. (Matteo Moca, Minimaetmoralia.it, 20 giugno 2018, Letteratura) • Allora diciamola tutta, non basta il rilancio sullo ius soli di Giovanni Malagò, che si gode la transnazionalità Texas-Desenzano della corsa di Jacobs e il translinguismo naturale del salto in alto (“amoreeee, it’s amazing”) di Tamberi al telefono con la fidanzata. Come riparazione alla destra più stupida del mondo, che ci onora delle sue sovrane scemenze e sovraniste, dobbiamo accennare la lode del testosterone. (Giuliano Ferrara, Foglio.it, 3 agosto 2021, Sport).
Ricalcato sul fr. translinguisme.