Wasteocene s. m. Denominazione polemica che, contrapponendosi al termine descrittivo antropocene (v.), intende mettere in luce le conseguenze epocali della produzione capitalistica di merci, e dunque di scarti, in termini di impatto ambientale, economico, sociale e, in senso più generale, antropologico. ♦ Il termine “Wasteocene”, o “era degli scarti”, ha fatto il suo ingresso nel dibattito culturale internazionale circa cinque anni fa, agli inizi di aprile 2017. Il debutto è avvenuto grazie a un articolo di circa tredici pagine, integrato da una cinquantina di riferimenti bibliografici, pubblicato da South Atlantic Quarterly e firmato da Marco Armiero (Istituto di Studi sul Mediterraneo, CNR) e Massimo De Angelis (University of East London). È probabile che questa rivista, pubblicata da Duke University Press, pur essendo ultracentenaria (1902), non sia nota a tutti, specialmente in Italia. (Marco Taddia, Scienzainrete.it, 18 gennaio 2022, articolo) • È proprio l’universalismo dell’Antropocene a non funzionare per i critici come Armiero: la crisi ecologica e sociale non può essere trattata semplicemente come un prodotto del genere umano in quanto tale. Per questo, tra i molti -cene alternativi per ribattezzare la nostra epoca, è stato proposto il Capitalocene, l’era del capitalismo: dal nome è subito chiara la connessione tra il sistema economico prevalente e la crisi climatica per causa antropica che stiamo attraversando. E così è nato anche il Wasteocene, che Armiero ha proposto assieme a Massimo De Angelis nell’articolo “Anthropocene: Victims, Narrators, and Revolutionaries”. Sullo stesso modello sono stati proposti molti altri nomi, tutti filogeneticamente legati all’Antropocene. Troppi, ammette Armiero nel libro. Ma perché ce ne servirebbe un altro, allora? Il Wasteocene, mi spiega Armiero, è della stessa famiglia del Capitalocene, quella cioè degli strumenti analitici nati “dentro e contro” l’Antropocene. Ma mentre il Capitalocene indaga le radici, le origini della crisi socio-ecologica, il Wasteocene intende mostrare le sue conseguenze, svelare quanto essa sia reale e vicina a noi, oltre che globale. (Stefano Della Casa, Tascabile.com, 25 gennaio 2022, Scienze) • “Wasteocene” è un altro nome dei possibili nomi per identificare l’epoca attuale. Lo propone Marco Armiero – anche lui fra gli autori di Trame – nel suo libro L’era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale, in cui con il termine waste (scarto, rifiuto) non si fa riferimento soltanto agli scarti in quanto tali (la plastica nei mari, l’emissione di CO2, gli agenti contaminanti immessi nei mari, nelle acque e nella terra) ma anche alle “relazioni socio-ecologiche che producono comunità di scarto”. Le comunità di scarto sono quelle comunità che vengono date per sacrificabili. L’indigeno della foresta Amazzonica di cui si decide che vale la pena di bruciare il territorio ma anche l’abitante della Terra dei Fuochi la cui salute si ritiene sacrificabile alla necessità di bruciare e sotterrare rifiuti tossici. (Caterina Orsenigo, Tascabile.com, 15 giugno 2022, Recensioni).
Voce ingl. d’autore (propriam. ‘era [-cene] degli scarti [waste]’). La parola compare nell’articolo degli studiosi italiani Marco Armiero e Massimo De Angelis Anthropocene: Victims, Narrators, and Revolutionaries, pubblicato nella rivista «South Atlantic Quarterly», vo. 116, issue 2, 1th april, 2017. Nel 2021, la casa editrice Einaudi ha pubblicato il saggio di Marco Armiero L'era degli scarti. Cronache dal Wasteocene, la discarica globale.