westplaining s. m. inv. L’atteggiamento paternalistico con il quale una parte dell’intellettualità progressista europea e statunitense presume di spiegare la geopolitica dei Paesi dell’ex blocco sovietico e, più in generale, dei Paesi non allineati, sminuendo opinioni, posizioni e motivazioni espresse all’interno di quei campi. ◆ “Westplaining”. Si è reso necessario addirittura un neologismo per indicare l’atteggiamento razzista con cui una parte delle sinistre europee e nordamericane parlano della guerra in Ucraina. Il termine anglofono – composto da West, cioè “Ovest”, e il verbo explain, che significa “spiegare” – è stato coniato dalla sinistra dell’Europa dell’Est e si riferisce alla tendenza di un certo progressismo radicale occidentale a considerare tutto ciò che accade ad Est della Germania come un prodotto delle politiche d’Occidente. Questo modo di leggere la realtà, di fatto, squalifica gli attori dello scenario geopolitico dell’Europa orientale, trattandoli come oggetti e non come soggetti, negando insomma la loro identità e la loro capacità di iniziativa. (Leonardo Filippi, Left.it, 29 aprile 2022, Esteri) • Termine pressoché intraducibile, westsplaining indica l’accondiscendenza e il senso di superiorità con cui un gruppo sociale (in questo caso “gli occidentali”) pretende di spiegare o commentare questioni che riguardano un secondo gruppo (in questo caso i paesi orientali che hanno avuto regimi comunisti), invalidandone la soggettività e l’esperienza. Linguisticamente, la parola nasce per derivazione da altre simili forme di controllo sociale attraverso i comportamenti, come il mansplaining o il whitesplaining. Benché “occidentale” od “orientali” come categorie siano discutibili o possano suonare troppo vaghe, i nostri palinsesti televisivi offrono carrellate di esempi di giornalisti, intellettuali o artisti che dal febbraio 2022 hanno scoperto di essere esperti di Ucraina e geopolitica. (Matteo Pascoletti, Valigiablu.it, 1° luglio 2022) • Molti intellettuali ucraini parlano di «westplaining», per definire la tendenza a non ascoltare le ragioni di chi è coinvolto in prima persona nel conflitto e a volere spiegare tutto con vecchie categorie riprese dalla Guerra fredda. (Annalisa Camilli, Domani.it, Mondo) • Cavillare se la battaglia delle donne iraniane sia “contro il velo o contro l’obbligo del velo” sostenendo addirittura che nel volersene liberare “il rischio, però, per le donne non musulmane, è sempre lo stesso: lottare per i valori occidentali prima ancora di lottare per la liberazione delle donne” appare poi bizzarro, perché salta subito agli occhi uno sfacciato westplaining: la parola che abbiamo imparato dalla sinistra ucraina, quando ci hanno spiegato che la prima cosa da fare per esprimere solidarietà con le lotte in Paesi non occidentali è ascoltare il punto di vista di chi quelle lotte le sta portando avanti. (Federica D’Alessio, Micromega.net, 6 ottobre 2022, Mondo).
Voce ingl., composta dal s. West (‘Ovest’) e dal s. (ex)plaining (‘spiegazione’).