neocomunitarismo
s. m. Riproposizione di un sistema sociale e civile nel quale la storia e gli interessi di una comunità, locale o globale, prevalgono sulle singole individualità. ◆ [tit.] La strada moderata al neocomunitarismo (Giornale, 30 agosto 2001, p. 19, Album Cultura) • Mandati in soffitta Karl Marx e Giovanni Gentile, i postmarxisti e i postgentiliani si sono limitati a sostituire il comunismo e il fascismo con una sorta di neocomunitarismo; il quale altro non è che la versione edulcorata, ma ugualmente anti-individualista, di entrambi. Anche quel po’ di liberalismo che è riuscito ad aprirsi un varco nell’egemonia autoritaria e totalitaria – quello tradotto dal tedesco da Benedetto Croce – è anti-individualista, permeato com’è di hegelismo. (Piero Ostellino, Corriere della sera, 22 agosto 2004, p. 1, Prima pagina) • «Se la politica è consenso – obietta il professore [Giuseppe De Rita] – non può fondarsi su giudizi morali. Come ha fatto la stampa estera in queste settimane e come fa spesso la sinistra. La sfida è diversa: la politica deve capire che per coagulare interessi non ci si può più fondare su “fincature” verticali ma bisogna puntare su una sorta di “neocomunitarismo”. Non in senso olivettiano ma leghista, per coalizzare gli interessi in modo preciso. E il Pd farebbe bene a partire dal territorio in vista delle amministrative del 2010». (Orazio Carabini, Sole 24 Ore, 15 aprile 2008, p. 1, Prima pagina).
Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. comunitarismo.
Già attestato nella Repubblica del 22 gennaio 1993, p. 8, Politica estera (Arturo Zampaglione).