neopauperismo
(neo-pauperismo), s. m. Tendenza a privarsi del superfluo, a ostentare un tenore di vita sobrio; riproposizione di una situazione diffusa di disagio economico. ◆ Si calcola che fra carrambe, superenalotti e totocalci vari, un tipo in possesso di un fondoschiena clamoroso potrebbe vincere da qui a domenica 175 miliardi di lire, che in euro saranno pure la metà ma fanno sempre la loro bella figura. La prospettiva sembra inquietare i radical chic nostrani, tutta gente che predica il neo-pauperismo dal terrazzo della seconda casa e si scandalizza per questa nuova febbre dell’oro che divora il popolo bue. (Massimo Gramellini, Stampa, 7 gennaio 1999, p. 1, Prima pagina) • Professor [Mario] Abis, qual è la diagnosi: semplice nostalgia della lira o qualcosa di più? «Direi piuttosto che si tratta di un fenomeno di carattere economico. Che in giro ci sia una contrazione generalizzata dei consumi non sono certo io il primo a dirlo, e quindi il fatto che ci siano commercianti che offrano ai clienti di poter pagare i loro acquisti risponde a una logica di recupero marginale di risparmi». E da parte dei consumatori? «Da parte loro, in un contesto di neo-pauperismo diffuso, il fatto di poter spendere delle banconote che avevano mentalmente accantonato può dare una spinta in più ai consumi. Poi, certo, può esserci anche una componente affettiva». (Massimo Pisa, Repubblica, 16 dicembre 2002, Milano, p. III) • La sinistra italiana […], fedele alla sua vocazione «rivoluzionaria» (si fa per dire), al fine di testimoniare che esiste, irrompe nella vita di un Paese fragile come il nostro con un giacobinismo raccapricciante: tasse, neopauperismo, invidia sociale. (Gennaro Malgieri, Libero, 1° ottobre 2006, p. 9, Italia).
Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. pauperismo.
Già attestato nella Stampa del 29 settembre 1992, p. 18, Cronache Italiane (Dada Rosso).