nettezza
nettézza s. f. [der. di netto]. – 1. a. L’esser netto, cioè pulito: n. della persona, della biancheria, della casa; fig., n. dell’anima, della coscienza. Anche con riferimento all’operazione del pulire: intente ... alla n. de’ luoghi dove staremo (Boccaccio). In partic.: servizio di n. urbana o semplicem. n. urbana (sigla: NU), organizzazione, generalmente a gestione comunale, il cui compito essenziale è l’asportazione dei rifiuti solidi urbani, di quanto cioè viene normalmente scartato dalla popolazione nei fabbricati (rifiuti interni) e nelle strade (rifiuti esterni) e che non è allo stato liquido o gassoso; tali rifiuti, dopo raccolti e asportati, sono destinati allo smaltimento, che può essere effettuato secondo uno dei seguenti metodi: scarico controllato in siti adatti (spesso depressioni naturali che possono risultare valorizzate dalla colmata), compostaggio, cernita e recupero su base industriale (selezione e nobilitazione dei componenti da recuperare, per es. metalli, plastica, vetri, carta, sostanze organiche), incenerimento (spesso accompagnato da generazione di vapore da usare per riscaldamento o, in qualche caso, per la produzione di energia elettrica); addetti alla n. urbana, i dipendenti di tale servizio, adibiti alla rimozione dei rifiuti interni ed esterni, compresi oggi nella categoria degli operatori ecologici (v. anche netturbino). b. region. Spazzatura, immondizia, insieme di rifiuti che si raccolgono nelle pulizie domestiche: portare via la nettezza. 2. L’esser netto, cioè nitido, preciso (soprattutto in giudizî formulati nell’àmbito della critica d’arte o letteraria): n. di linee, di contorni; n. di espressione, di stile.