nicchio
nìcchio s. m. [lat. mītŭlus o mȳtŭlus o mȳtĭlus (v. mitilo), con passaggio non bene spiegato di m- a n- (per cui v. nespola)]. – 1. a. La conchiglia dei molluschi (in genere, con riferimento alla conchiglia univalve): spiaggia morbida Sparsa di nicchi come il ciel di stelle (Moretti). Per estens., e con sign. specifico, in zoologia, l’involucro gelatinoso dei tunicati larvacei, detto anche casa, e l’involucro chitinoso che riveste i singoli individui (zooidi) delle colonie dei briozoi (detto anche zooecio). b. Elemento decorativo, dipinto o scolpito, in forma di conchiglia, e più genericam. rappresentazione in figura di conchiglia, adottata come simbolo o distintivo (è, per es., emblema e nome di una delle contrade di Siena). 2. ant. o letter. a. Nicchia, come elemento architettonico decorativo, o con i sign. estens. e fig. generici: un n. in forma di campanile acuto con una figura sotto di marmo (Sansovino); se non trovo qui un n. stabile ed onorato, ho deciso andare a vivere in Grecia (Mamiani). Locuz. ant. farsi un n., rannicchiarsi, accoccolarsi: Orlando ... pel duol si fece un n. (Pulci). b. L’organo genitale femminile esterno. 3. tosc. a. Lucerna a olio, di terracotta con tre becchi; fig., per somiglianza di forma, il tricorno, cioè il cappello a tre punte usato un tempo dai preti: si sentì il braccio intormentito dallo sforzo di reggersi in capo il n. buono, felpato, che se ne voleva scappar via con quel ventaccio maledetto (Pirandello). b. Sorta di salame bollito, simile allo zampone, terminante in tre punte. ◆ Dim. nicchiétto, nicchiettino (il Can-barbone ... aveva in capo un nicchiettino a tre punte gallonato d’oro, una parrucca bianca coi riccioli che gli scendevano giù per il collo, Collodi), non com. nicchiolino; accr. nicchióne.