nobile
nòbile agg. e s. m. e f. [dal lat. nobĭlis, propr. «noto, che deve esser noto», der. di noscĕre «conoscere»]. – 1. agg. a. Di persona o famiglia che per nascita o per investitura sovrana appartiene a una classe considerata superiore alle altre, la quale, specialmente in passato e in determinati paesi, godeva di privilegi e distinzioni particolari e spesso monopolizzava la proprietà terriera e l’accesso alle più alte cariche civili e militari dello stato: una famiglia n.; essere di n. famiglia, di n. stirpe (o lignaggio); guardia n., (v. guardia1, n. 2 a). In questo sign., è frequente l’uso sostantivato (v. oltre). b. Nel linguaggio teatrale, padre n., madre n., attore e attrice che nell’antico teatro italiano sostenevano la parte del padre o della madre o di persona comunque matura e attempata; anche fig., scherz.: ha sempre quell’aria di padre nobile! c. Di atti e modi che si convengono a chi appartiene alla nobiltà: portamento n.; n. maniere. 2. agg. Per estens., di cosa che per le sue caratteristiche d’alta eccellenza sia apprezzata sulle altre dello stesso genere, quasi ne costituisse l’aristocrazia: città, nazione, gente fra le più n.; i n. studî umanistici; al piè d’un n. castello (Dante); in partic., piano n., nelle case gentilizie, quello riservato alla famiglia, alle feste, ai ricevimenti, e ora, nell’uso com. o scherz., il primo o il secondo piano di palazzi. Analogam., di animali: n. destriero, cavallo di razza, generoso; selvaggina n., la parte della selvaggina stanziale di maggior pregio. Con l’uno e con l’altro senso: non pur de l’uomo è predicata [la nobiltà], ma eziandio di tutte le cose – ché l’uomo chiama n. pietra, n. pianta, n. cavallo, n. falcone – qualunque in sua natura si vede esser perfetta (Dante). Con accezioni partic. e specifiche, nell’uso mod.: fermentazione n., la caratteristica fermentazione subìta dall’uva infavata (v. infavato); gas nobili (o rari o inerti), gli elementi elio, neon, argon, cripton, xenon e radon, costituenti il gruppo zero del sistema periodico degli elementi, così chiamati in relazione alla quasi totale incapacità di combinarsi con altri elementi; metalli n., quelli che presentano difficoltà a ossidarsi, come il platino, l’oro, l’osmio, il rodio, ecc. In enologia, è qualifica che riconosce a vini o a vitigni caratteristiche o qualità superiori. 3. agg. Che possiede o dimostra elevatezza morale, delicatezza e generosità, finezza di spirito e d’intelletto: una n. creatura; un cuore, un’anima n.; essere pieno di n. propositi; concepire, coltivare n. speranze; essere incapace di n. sentimenti; comportamento, contegno n., una n. condotta; tratti del volto nobili e austeri; che è frutto o espressione di sentimenti elevati e di generosità d’animo, e perciò suscita ammirazione e rispetto: un n. gesto, il suo n. intervento; una n. gara di solidarietà; che è degno di spiriti generosi: lottare per una n. causa, per un n. ideale; anche di attività che richiede abnegazione e forte senso morale: una n. professione; un n. incarico; n. vita, vissuta con grande integrità morale e perseguendo fini elevati. 4. s. m. e f. a. Persona appartenente alla classe della nobiltà: le antiche lotte tra nobili e plebei; un n., una n.; un n. veneziano dalla gentilezza che non era di maniera ma frutto della buona nascita e del dolce eloquio natio (Gina Lagorio); una famiglia di n. decaduti; circolo, casino dei n., denominazioni, in passato, di circoli riservati ai rappresentanti dell’aristocrazia. b. N. ecclesiastici, in senso specifico, giovani sacerdoti di famiglia nobile (e in seguito anche non titolati), avviati al servizio diplomatico della Santa Sede nella Pontificia accademia ecclesiastica. c. In araldica, nobile è titolo (di solito abbreviato in nob.) attribuito a coloro che sono in possesso della nobiltà ereditaria e non hanno altra qualificazione nobiliare o patriziale; è anche attribuito agli ultrogeniti delle famiglie titolate, con l’aggiunta del titolo e predicato del primogenito, preceduto da dei (nobile dei conti ...). Seguito da nome di città, nobile di ..., titolo spettante ai discendenti di coloro che, all’epoca in cui cessarono di aver vigore le legislazioni nobiliari degli antichi stati italiani, facevano parte di un collegio, corpo o ceto civico decurionale che, secondo tali legislazioni, attribuivano la nobiltà ai loro componenti e rispettivi discendenti (nobiltà civica o decurionale). 5. s. m. Come forma italianizzata dell’ingl. noble, nome di una moneta inglese d’oro, fatta coniare da Edoardo III nel 1344, che porta sul dritto la figura del re coronato, armato, in piedi entro una nave, e, sul rovescio, la croce gigliata accantonata da quattro leopardi sormontati da quattro corone. ◆ Dim. e spreg. nobilùccio, sempre come sost.: un nobiluccio di provincia; rari l’accr. fam. nobilóne, e il pegg. nobilàccio. ◆ Avv. nobilménte, con nobiltà d’animo, dando prova di generosità e di sentimenti elevati: agire, comportarsi, perdonare nobilmente; una vita nobilmente spesa per alleviare le pene di chi soffre.