nome
nóme s. m. [lat. nōmen, da una radice comune a molte altre lingue indoeuropee (sanscr. nā̆ma, armeno anum, ittita lāman, gr. ὄνομα, got. namo, paleoslavo imę, albanese emër, ecc., forme certamente affini ma il cui rapporto non è sempre chiaro, soprattutto per il diverso vocalismo)]. – 1. In senso lato, nella grammatica e nella linguistica, ogni parola che segua la flessione detta appunto nominale, cioè la declinazione (in contrapp. alla flessione verbale o coniugazione): non solo quindi il sostantivo, ma anche l’aggettivo e, talvolta, le forme nominali del verbo (nome verbale). In senso ristretto, e nell’uso com., il sostantivo, cioè il vocabolo che serve a designare una singola persona, un singolo animale, una singola cosa, o una classe di persone, animali o cose: la storia è anche un elenco di nomi, genti e città, sovrani e ribelli (Claudio Magris); qual è il n. della signora con cui parlavi?; dimmi il n. del tuo cane, di quel fiume, di questo strumento; il n. di Dio; il n. venerato, invocato, benedetto della Madonna; Il n. di Maria, titolo di uno degli «Inni sacri» del Manzoni; il n. temuto di Napoleone; il n. d’un istituto, d’un sodalizio, d’un partito; il n. di una nave (per le unità minori della marina da guerra, il nome può essere sostituito da una o più lettere distintive e da un numero); prendere nome da, derivare la propria denominazione da persona, cosa o avvenimento. La parola che costituisce la denominazione, quando è espressa, può seguire il termine nome in qualità di apposizione: il n. «Italia»; il n. «uomo»; o come complemento, introdotto dalla preposizione di (compl. di denominazione): il n. di libertà; un procedimento tecnico cui si dà il n. di «fissaggio»; i varî tipi di vino che vanno sotto il n. di «passito». Secondo la grammatica, i nomi si distinguono nelle due grandi classi dei n. proprî, che si riferiscono a singola persona, a singolo animale, a singola cosa e si scrivono con l’iniziale maiuscola (Giovanni, Fido, Firenze, Cervino, ecc.: a tale categoria si ascrivono anche i nomi di enti, istituti, ecc. e i nomi etnici quando si riferiscono al popolo preso nel suo complesso: i Greci, gli Eschimesi, i Toscani); e dei n. comuni, che si riferiscono a intere classi di persone, animali, o cose. I nomi proprî di persona e i nomi proprî di luogo si dicono anche, in linguistica, rispettivam. antroponimi e toponimi, e sono oggetto di studio dell’onomastica e della toponomastica. I nomi comuni si dividono a loro volta in n. concreti e in n. astratti, secondo che si riferiscano a persone, animali o oggetti concreti (marinaio, cavallo, sedia) oppure a concetti astratti (fede, timore, illusione, ecc.). Rispetto alla declinazione si distinguono n. maschili, femminili, singolari, plurali, invariabili. Inoltre: n. d’agente, applicato al soggetto che compie un’azione (es. seccatore); n. di strumento, applicato all’oggetto con cui si compie un’azione (es. attizzatoio); n. d’azione, esprimente un concetto dinamico (es. compimento); n. di stato, esprimente un concetto statico (es. compiutezza); n. collettivo, che indica un insieme di più persone, animali o cose astraendo dalle unità componenti (es. folla, branco, querceto); n. singolativo, che indica persone, animali o cose individualmente, come unità (es. fabbro, insetto); n. regolare, irregolare, secondo la maggiore o minore conformità alle regole morfologiche prevalenti in una data lingua; ecc. Nel linguaggio di alcune discipline, soprattutto nelle classificazioni delle scienze naturali, si assumono denominazioni convenzionali, spesso in latino, che hanno uso internazionale e si dicono n. scientifici (in opposizione ai n. volgari): «Petroselinum sativum» è il n. scientifico del prezzemolo. In paleografia, n. sacri (lat. nomina sacra), nomi o appellativi divini che nei più antichi manoscritti biblici sono scritti compendiosamente (per es., nei manoscritti latini: DS = Deus, IHS = Iesus, SPS = Spiritus, ecc.). Si dice n. commerciale (o marchionimo) il nome di una ditta (distinto dal n. civile dell’imprenditore), o anche il nome con cui è noto in commercio un determinato prodotto (e n. brevettato o depositato quando è coperto da uno speciale brevetto). 2. Usi partic. e fraseologia: a. Con riferimento a nomi comuni: avere nome, essere chiamato in un determinato modo, con un determinato appellativo: quella bella età che ha n. giovinezza (ma anche con riferimento a nomi proprî: ha n. Riccardo, aveva n. Giorgio Fabbri; anticam., talora, avere per titolo, essere intitolato: de lo libro c’ha nome Libro di Remedio d’Amore, Dante); chiamare le cose col loro n., nominarle esplicitamente, senza reticenze e senza eufemismi; in contrapp. a una realtà di fatto: Non far idolo un nome Vano senza soggetto (Petrarca); padrone di n. ma non di fatto; per molta gente moralità e giustizia sono puri n., concetti astratti, vuoti, senza applicazione pratica. b. Quando si riferisce a nome proprio di persona, la parola comprende spesso (nel linguaggio com. e nell’uso giuridico, più raram. in quello amministrativo) sia il nome personale o prenome (detto anche, per tradizione, n. di battesimo) sia il cognome, in quanto elementi necessarî a distinguere l’individuo (in alcune lingue moderne, come il russo, è incluso anche il patronimico, posto tra il prenome e il cognome): chiedere, domandare il n.; dire, declinare il proprio n.; scrivere n. e indirizzo; un tale di n. (ant. o region. per n.) Ernesto Bianchi, o che risponde al n. di Ernesto Bianchi; fam., come fa di nome?, come si chiama?, chi è?; non lo conosco, non l’ho mai conosciuto, neppure di nome; vi racconterò ogni cosa, ma non farò nomi; fuori i nomi!, invito a nominare esplicitamente le persone compromesse in un fatto; fare il n. di uno, nominarlo (anche per valersene a un particolare fine), oppure suggerirlo o proporlo per un eventuale incarico. In altri casi, indica uno solo dei due elementi onomastici, cioè, per lo più, il prenome: le hanno messo n. Anna Maria (o, in tono più solenne, le hanno imposto il n. di Anna Maria); n. e cognome (formula consueta invece di prenome e cognome); meno spesso riferito al solo cognome: Rossi è il suo n. (mai però quando sia contrapposto al prenome). Talvolta anche con il sign. di soprannome: i colleghi gli hanno messo n. Brontolo; o di pseudonimo: scrisse sotto il n. di Neri Tanfucio, di Enotrio Romano; falso n., finto n., pseudonimo oppure nome falsificato; n. di battaglia, pseudonimo di soldati (per es., nella Legione straniera, nelle formazioni partigiane), di scrittori, d’artisti (in questo senso anche n. d’arte); n. di guerra (calco del fr. nom de guerre), pseudonimo che in taluni corpi prendevano i soldati all’entrare in servizio (per es., nella marina militare del regno di Sardegna); n. di religione, assunto dai membri di alcuni ordini religiosi (diverso dal nome che avevano nella vita secolare). c. Con allusione alle qualità spirituali della persona, e al prestigio di cui gode presso gli altri: macchiare il proprio n.; trasmettere, tramandare un n. onorato; trascinare un n. nel fango; in senso proprio, ma considerando il nome come mezzo d’identificazione della persona nella vita civile: dare il n. a un’associazione, a una petizione; ritirare il n., la propria firma, garanzia, o sim.; prestare il n., fare qualcosa in nome proprio ma in realtà per conto d’altri; vendere il proprio n., prestarlo per lucro; spendere il n. di uno, mettere innanzi il n. di uno, valersi della sua autorità, anche abusivamente. Genericam., una folla, una moltitudine senza nome, di persone oscure o ignote (cfr. anonimo). Per metonimia, riferito alle persone stesse e soprattutto a personaggi importanti i cui nomi abbiano vasta risonanza: i grandi n. della letteratura, della politica, della finanza; intervistare i più bei n. della jet society; alla prima erano presenti i n. più prestigiosi del cinema internazionale. 3. Locuzioni: a. A nome di, da parte di (in sostituzione di, come portavoce di) una o più persone: intervengo alla riunione a n. di mio padre; si presenti a mio n.; parlo a n. di tutti i colleghi. b. Al nome di, nel linguaggio bancario, di un titolo di credito che porta il nome della persona cui è intestato e appartiene (v. anche nominativo). c. In nome di, in rappresentanza o per delega di: in n. del popolo italiano (sostituisce la frase in n. di Sua Maestà, che si usava come formula iniziale delle sentenze al tempo della monarchia); in n. e per conto del figlio, in n. proprio e per conto del figlio, in n. proprio e in n. del figlio, formule notarili di contenuto diverso (nel 1° caso il soggetto agisce in rappresentanza del figlio, nel 2° per conto proprio ma nell’interesse del figlio, nel 3° in parte per sé e in parte per il figlio); l’ambasciatore protestò in n. del suo governo. Anche con complementi astratti: in n. della legge, in n. della Chiesa, in rappresentanza o per mandato di tali autorità (in partic., in n. della legge, formula di rito pronunciata dalla forza pubblica nell’esercizio del suo potere: aprite, in n. della legge!); per estens.: quanti arbitrî si compiono in n. della giustizia, in n. della libertà!, e sim., col pretesto di agire nell’interesse superiore della giustizia, della libertà, ecc. Nelle invocazioni: in n. di Dio, che cosa fate?; in n. del cielo, fermatevi! Anche nel n. di, in partic. formule rituali: nel n. del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, parole con cui si accompagna il segno della croce; nel n. della Santissima Trinità, formula iniziale in uso un tempo nei trattati internazionali e in molti atti pubblici e privati. 4. Nomea, fama, reputazione (buona o cattiva): avere n. d’essere danaroso; avere n. d’avaro; godere buon n.; farsi un cattivo n.; assol., farsi un n. (sempre in senso positivo), acquistare fama, notorietà, reputazione: essere desideroso, ansioso di farsi un n. (determinando: nel campo della medicina, dell’arte, del commercio, ecc.); si fece un n. come avvocato, come giornalista. 5. Nel linguaggio fisico e matematico, si dicono di ugual nome (o omonime), con riferimento a una grandezza suscettibile di assumere valori positivi e negativi, o comunque proprietà opposte, due determinazioni che abbiano lo stesso segno o, in generale, proprietà concordi: così si parla, per es., di cariche elettriche, di poli magnetici di ugual nome, ecc. La stessa locuzione è talora usata anche per indicare elementi corrispondenti di grandezze diverse, o grandezze esse stesse in qualche modo corrispondentisi, spec. quando tali quantità siano indicate con lettere caratterizzate da uno stesso indice o numero. ◆ Dim. nomino; spreg. nomùccio; accr. nomóne; pegg. nomàccio (tutti poco com.). V. anche nomignolo.