non
nón avv. [lat. non]. – Avverbio di negazione; parola frequentissima nel discorso, serve a negare o escludere il concetto espresso dal vocabolo cui si premette (essere - non essere; andare - non andare; piove - non piove; intelligente - non intelligente, ecc.) o a esprimere il concetto del diverso da quello implicito nel vocabolo stesso (io - non io; tutti - non tutti, ecc.). Va anche notato che, nell’uso ant. e poet., la n finale di non si assimila con la ’l del pronome dando luogo a nol (scritto anche no ’l): nol posso negar, donna, e nol nego (Petrarca); Nol concede il mestissimo rito (Manzoni). 1. Riferito a un verbo: a. Se questo è espresso, la negazione si premette di regola alla forma verbale: non voglio, non acconsentì, lo pregò di non andarsene, gli dissi che non sarei venuto; se il verbo è accompagnato da una o più particelle pron. o avv., queste si collocano generalmente tra il non e il verbo: non lo faccio, non ci vado, non te lo dico; non ti muovere, non vi disturbate (meglio che non muoverti, non disturbatevi). In appoggio ad altri pronomi o avverbî, o come rafforzativo di un pronome (o aggettivo) negativo: non c’è alcun dubbio; non ce ne sono più; non c’era nessuno; non c’è niente di nuovo. È rafforzato da affatto, più di rado da punto, mica, posposti al verbo: non ci credo affatto; non ci vado mica; e nell’uso fam. da varie espressioni significanti «piccolezza, inezia»: non ci vedo un’acca, non m’importa un fico; non com. e letter. è l’uso di già come rafforzativo di non (anche non riferito a verbo): Maraviglia di mie bellezze tenere Non prender già (Poliziano). Premesso a un participio, presente o passato, dà per lo più luogo a una locuz. aggettivale, talora anche sostantivata: Fede è sustanza di cose sperate E argomento de le non parventi (Dante); la popolazione non residente; per motivi non specificati; in un giorno non precisato (= imprecisato); un intervento non motivato (= immotivato); i presenti e i non presenti; i non addetti ai lavori; concorso per non laureati (e analogam., con sostantivi: posti per non fumatori; non sono ammessi i non militari); in un notevole numero di casi, tali locuz. possono essere lessicalizzate (v. più avanti, in fondo alla voce). b. Spesso, anche se preposto a un sostantivo, pronome, aggettivo, avverbio, si riferisce in realtà a un verbo, sottinteso o precedentemente espresso: è Carlo, non Giovanni che mi ha telefonato (cioè: non è Giovanni ecc.); è ottimo, non buono soltanto; sarà bello, ma non simpatico; loro, non tu, dovranno pentirsene; non domani, stasera!; e così nelle enumerazioni enfatiche, dove si ha coordinazione asindetica e il non è quindi ripetuto al posto di né: in lui non acume d’intuito, non finezza di giudizio, non decoro di forma; non pioggia, non grando, non neve, Non rugiada, non brina più su cade Che la scaletta di tre gradi breve (Dante). c. È di uso frequente nella contrapposizione di due proposizioni, premesso alla prima: non è intelligente, ma è studioso; non è bello, ma neanche brutto; Non fronda verde, ma di color fosco; Non rami schietti, ma nodosi e ’nvolti: Non pomi v’eran, ma stecchi con tosco (Dante); e in frasi disgiuntive, dov’è invece premesso al secondo verbo: venga o non venga (cioè: sia che egli venga, sia che egli non venga), voglia o non voglia, ci crediate o non ci crediate (frasi equivalenti a venga o no, voglia o no, ecc., rispetto alle quali hanno tono meno perentorio e più enfatico); anche con il verbo sottinteso: maestro o non maestro, in questo campo è un ignorante (sia egli maestro o non sia maestro ...). d. In interrogazioni, per lo più retoriche, che aspettano risposta affermativa: non hai detto che partivi stasera?; chi non gli avrebbe creduto?; non te ne senti forse capace? (oppure forse che non te ne senti capace?); «non è lei ... il padre Cristoforo di Pescarenico?» «Per l’appunto» (Manzoni); e nelle formule non è vero?, non lo vedi?, e sim. Analogamente in proposizioni interrogative indirette: mi domando se non sia il caso di squagliarcela! e. Usato pleonasticamente, si può trovare in alcuni tipi di proposizioni secondarie di senso più o meno implicitamente negativo, come le dipendenti della frase mancare poco che, le temporali introdotte da finché e le comparative: è mancato poco che non precipitasse; t’ho atteso finché non hanno chiuso il negozio; si è comportato molto meglio di quanto tu non creda. Può trovarsi anche dopo la locuz. avv. per poco, e dopo le locuz. congiuntive a meno che, salvo che, eccetto che e sim.: per poco non ci riuscivo; dovrò rinunciare all’acquisto, a meno che non mi faccia un prezzo speciale. In testi antichi, è frequente nelle proposizioni dipendenti da verbi di timore, di impedimento, ecc.: E temo che non sia già sì smarrito, Ch’io mi sia tardi al soccorso levata (Dante); Né possa ella negar che non lo prenda (Ariosto); e spesso anche senza che, forse per influsso del costrutto latino timeo ne (ma l’omissione del che, cong. e pron., è fenomeno sintattico non raro nella lingua antica): la fante, ... udendo ciò che detto l’era, temette forte non l’avessero uccisa (Boccaccio). 2. Riferito a sostantivi, pronomi, aggettivi, avverbî: a quest’uomo, non maestro per me, ma piuttosto padre, io sarò sempre riconoscente; Ahi serva Italia, di dolore ostello, ... Non donna di provincie, ma bordello! (Dante); il nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno (Manzoni); e spec. quando la parola preceduta dal non sostituisca chiaramente un’altra di sign. opposto, per lo più col fine di ottenere una litote: sarà impresa non facile, di attuazione piuttosto difficile; il danno è stato non indifferente, di notevole entità; s’è rivelato non indegno del suo grado, del tutto degno; non ultimo, tra i primi; non pochi, numerosi; non tutti, solo alcuni; letter. e non com. non uno, nessuno; ho faticato non poco, molto; è un ragazzo non molto o non bene educato, poco o male; non del tutto, non completamente, solo in parte; non proprio, non esattamente di quel colore, di un colore cioè leggermente diverso; non altrimenti che, così come; non senza fatica, con notevole fatica, ecc. 3. Locuz. particolari: che è, che non è, improvvisamente, senza avere avuto il tempo di riflettere su che cosa avvenisse: che è, che non è, mi ritrovai disteso per terra; in men che non si dica, molto celermente; non c’è di che, risposta di cortesia che si dà a chi ringrazia; non che, non perché, non per il fatto che: non che io goda della sua disavventura, ma dico che sarà per lui una lezione salutare (per altri usi e valori di non che, v. nonché); non già che ..., inciso con cui si vuole escludere qualche cosa: non io, non già ch’io speri, Al pensier ti ricorro (Leopardi); non cale, nelle espressioni disus. mettere, tenere in non cale, trascurare; non di manco, v. nondimanco; non di meno, v. nondimeno; non per tanto, v. nonpertanto; se non, eccetto: che altro potevo fare se non questo?; se non che, v. sennonché. ◆ È frequente l’uso di non come prefisso negativo davanti a sostantivi o aggettivi (e anche davanti a participî presenti o passati, per la formazione di locuz. aggettivali, talora sostantivate, e, più raram., davanti all’infinito di un verbo, per dar luogo a una locuz. sostantivata). Quest’uso, di cui si hanno esempî già antichi (a abbracciare il corsero, e il simigliante appresso fecer le donne, così le non parenti come le parenti, Boccaccio), è divenuto produttivo soprattutto nella lingua contemporanea, per lo più in espressioni tecniche del diritto, della politica, della filosofia, della matematica e fisica, della tecnica, che costituiscono in genere locuz. fisse, lessicalizzate, di sign. ben preciso. In qualche caso, la negazione è incorporata anche graficamente nella parola, formando un composto che viene perciò registrato come tale al suo luogo alfabetico (così nonconformismo, nonconformista e nonconformistico, noncurante e noncuranza, nonsenso, e il dantesco nonpossa); ma nella maggioranza degli altri casi il non rimane staccato, o tutt’al più unito con trattino alla parola seguente. Le locuz. di questo secondo gruppo sono registrate in questo Vocabolario talora come lemmi autonomi (per es., non ente, non essere, non io), talora sono citate o trattate sotto il sostantivo, l’aggettivo, il participio con cui sono formate; elenchiamo qui, in sequenza alfabetica, le più comuni: (patto di) non aggressione; (politica di) non allineamento, e (popoli o governi) non allineati; non archimedeo; non belligerante e non belligeranza; non capacitivo; non collaborazione; non combattente; non conformità; (principio di) non contraddizione; i non credenti, i non cristiani; non deambulante; non disgiunzione (in genetica); non disseminazione (nucleare); (personale) non docente o, meno com., non insegnante; non euclideo; non figurativo; non finito; non impegnato; non induttivo; non ingerenza; non intervento; non lineare; non menzione; non metallo, non newtoniano; non reattivo; non residente; non resistivo; non tessuto; non udente (come sinon. eufem. di sordo); non uso; non vedente (come sinon. eufem. di cieco); (personale) non viaggiante; non violenza e non violento; non volere (come locuz. sostantivata).