non-cultura
(non cultura), s. f. Mancanza di cultura, di ogni stimolo conoscitivo. ◆ il mondo islamico, da due secoli, per la nostra poesia, per il romanzo e la letteratura di viaggio, è sfondo mitico e più spesso spazio visto con distacco di una non cultura che fa da contorno a monumenti antichi egizi, bizantini, cristiani, per noi importanti; la fotografia, l’incisione, la pittura replicano questo schema di racconto: (Arturo Carlo Quintavalle, Corriere della sera, 21 settembre 2004, p. 33, Terza pagina) • In un mondo che è sempre più una Babele di linguaggi (più che di lingue), occorre trovare il filo di Arianna che consenta di uscire dal labirinto della stupidità e della non-cultura. Due «mostri» che per Maurizio Scaparro hanno le sembianze della televisione e le fattezze delle Veline. (Davide Scalzotto, Gazzettino, 30 aprile 2005, p. 15, Cultura & Spettacoli) • I greci chiamavano il nostro Paese «Enotria» per attestarne la spiccata vocazione alla vitivinicoltura. L’Italia era un immenso serbatoio di vino, conosciuto e apprezzato. Per certi aspetti oggi non è cambiato molto: si produce molto e i nostri vini sono conosciuti e apprezzati dappertutto. Ciò nonostante, coloro che si avvicinano al vino con passione e metodo, non possono fare a meno di scontrarsi con una diffusa «non-cultura» del vino, che si traduce spesso nella presunzione infondata di conoscere e saper giudicare il buon vino. (Giuseppe De Marco, Gazzetta del Mezzogiorno, 19 aprile 2008, Gazzetta di Bari, p. 18).
Derivato dal s. f. cultura con l’aggiunta del prefisso non-.
Già attestato nella Repubblica del 20 luglio 1984, p. 20, Spettacoli (Tommaso Chiaretti), nella variante grafica non cultura.