normalizzazione
normaliżżazióne s. f. [der. di normalizzare]. – 1. L’atto, il fatto di normalizzare, di normalizzarsi, d’essere normalizzato; ritorno a una situazione considerata normale: n. dei rapporti tra due stati, mediante il ristabilimento di relazioni normali; n. dei rapporti diplomatici; n. della vita politica d’una nazione; n. della situazione interna, dopo un periodo di sconvolgimenti, di agitazioni o disordini (spesso eufem. per indicare un ristabilimento dell’ordine ottenuto con metodi repressivi e con l’abolizione delle libertà); n. dei traffici, degli scambî commerciali, ecc. 2. Azione, svolta in genere da appositi enti autorizzati (enti nazionali o internazionali di n.), intesa a stabilire un certo numero di norme comuni, fondate sui risultati acquisiti dalla scienza, dalla tecnica, dall’esperienza, e pubblicate in forma di documento, per mettere ordine in determinati campi di attività produttiva (industriale, economica, agricola, culturale, ecc.) e a varî livelli (settoriale, aziendale, nazionale, internazionale), attraverso direttive generali riguardanti l’organizzazione del lavoro, i procedimenti produttivi, la qualità e la dimensione dei prodotti, ecc. In questa accezione, è usato anche il sinon., meno com. ma più tecnico, normazione, oppure, spec. in denominazioni ufficiali, il termine unificazione. 3. In matematica, il fatto di normalizzare certi enti; fattore di n., fattore che moltiplicato per un certo ente lo rende normale. 4. In metallurgia, trattamento consistente nel riscaldare gli acciai grezzi di colata o di fucina che presentano cristallizzazione a grana grossa, e nel lasciarli poi raffreddare all’aria libera e in condizioni di calma per ottenere acciaio a grana fine, cioè con struttura normale.