notabilare
agg. Relativo ai notabili, a chi occupa una posizione particolarmente in vista; oligarchico. ◆ Attraverso un rapido excursus nella storia politica italiana ed europea, [Vittorio] Valenza illustra una tesi suggestiva: la proporzionale è la forma elettorale che corrisponde alla crescita democratica e alla partecipazione politica delle masse subalterne; i sistemi maggioritari accompagnano invece l’affermazione di regimi più autoritari e di rappresentanze localistiche o notabilari. (Foglio, 28 febbraio 1998, p. 3) • A dirla con chiarezza, il discorso è sembrato quest’anno, più che nelle due precedenti occasioni, un orgoglioso manifesto del ruolo della presidenza della Repubblica. Un ruolo che, appunto, non è notabilare, ma si esplica nel garantire il rispetto delle regole. (Stefano Folli, Corriere della sera, 2 gennaio 2002, p. 13, Politica) • Nel nostro paese […] la transizione al moderno aveva conosciuto scansioni traumatiche, perché la modernizzazione politica ed economica, con la nascita dei partiti di massa, cattolici e socialisti, aveva aggredito la struttura notabilare dell’Italia post-unitaria (l’Italia «dei liberali» più che l’Italia «liberale»). (Edmondo Berselli, Repubblica, 28 novembre 2006, p. 46).
Derivato dal s. m. e f. e agg. notabile con l’aggiunta del suffisso -are2.
Già attestato nella Repubblica del 25 novembre 1989, p. 5 (Alberto Stabile).