notte
nòtte s. f. [lat. nox noctis, da una radice conservatasi nella maggior parte delle lingue indoeuropee]. – 1. a. L’intervallo di tempo che corre fra il tramontare e il successivo sorgere del sole, la cui durata varia con la latitudine del luogo di osservazione e, in uno stesso luogo, con la declinazione del sole (cioè con la stagione); si contrappone a giorno (o dì) inteso come intervallo di tempo tra l’alba e il tramonto: le n. si allungano, si accorciano; all’equatore la n. dura 12 ore, ai poli sei mesi; d’inverno le n. sono più lunghe dei giorni; la n. dal 29 al 30, o tra il 29 e il 30, oppure, con lo stesso sign., la n. sul 30, quella che precede il 30 del mese (la n. del 30 può indicare sia quella che precede sia quella che segue); il 30 n., la notte che chiude il giorno 30; la n. di Natale, quella che precede il Natale; la n. di san Silvestro, quella che segue il giorno di san Silvestro (ossia, la notte di fine d’anno, fra il 31 dicembre e il 1° gennaio); la n. di san Bartolomeo, quella che precede il giorno dedicato a san Bartolomeo, tra il 23 e il 24 agosto, tristemente nota nella storia per l’orribile strage degli ugonotti compiuta a Parigi e in provincia nel 1572 (v. ugonotto); la n. dei cristalli (ted. Reichskristallnacht), quella fra il 9 e il 10 novembre 1938, durante la quale le truppe naziste (SS e SA) organizzarono pogrom in tutta la Germania (l’espressione, nata per schernire gli ebrei alludendo alle vetrine distrutte, è oggi sostituita, in tedesco, da Reichspogromnacht); l’una, le due di (letter. della) n., un’ora, due ore dopo mezzanotte; un’ora, due ore di n., secondo il vecchio sistema di contare le ore, un’ora, due ore dopo l’avemmaria della sera, cioè dopo il tramonto; ultime della n., ultimissime della n., titolo di sezioni di quotidiani in cui si danno le notizie più recenti (nelle edizioni della sera), adottato in passato anche come grido degli strilloni. In complementi di tempo, in alcuni casi indica l’intero periodo notturno, in altri solo un determinato momento di esso; preceduto da preposizione: di n., di prima n., a n. inoltrata, a n. tarda; in piena n.; senza preposizione: la n. mi tornano le solite idee; la n. prima, la n. dopo; tutta la n.; questa n. (più com. stanotte); ieri n., ieri l’altro n., domani n., ecc.; giorno e n., continuamente, senza interruzione. b. Accompagnato da determinazioni (aggettivi, complementi, ecc.) che indicano lo stato atmosferico o la condizione dei luoghi durante la notte (v. anche nottata): n. fredda, piovosa, umida, serena, stellata; Dolce e chiara è la n. e senza vento (Leopardi); n. placida, tranquilla; n. inquieta, d’inferno, piena di disagi causati dal maltempo o da altro. c. In frasi o locuz. che si riferiscono al modo di trascorrere la notte: una n. d’amore; passare una n. insonne, bianca o in bianco, senza dormire; passare una n. agitata, con un sonno interrotto, inquieto; buona n.! (o buonanotte!), saluto che si dà accomiatandosi a tarda sera (meno com. felice n.!); anche fig., per dare tono di conclusione definitiva a una decisione: lascialo fare ciò che vuole, e buona n.! (per altri usi fig., v. buonanotte; per l’espressione buona n. al secchio, v. secchio, n. 3); in funzione di s. f., augurare, dare la buona n. (ant., avere o dare la buona n. o la mala n., avere o cagionare ad altri buona o cattiva ventura); fare di giorno n., dormire quasi tutto il giorno; fare di n. giorno, passare la nottata al lavoro, oppure in giochi, stravizî, ecc. (con riferimento a neonati, prendere o scambiare il giorno per la n., quando la notte non riescono a dormire e fanno invece lunghe dormite di giorno); fare il turno di n., o anche fare la n., essere di n., in lavori o mansioni in cui vi sia avvicendamento dei turni: uno che fa la n. misura le giornate da un’alba all’altra (Antonio Pennacchi); la prima n. di nozze, o assol. la prima n., per antonomasia, la prima notte di matrimonio; diritto di prima n. (più spesso nella forma lat. ius primae noctis), diritto che, secondo tarde tradizioni, avrebbero avuto alcuni signori feudali, di sostituirsi al marito per trascorrere la prima notte di matrimonio con le mogli dei loro sudditi; da notte, come locuz. agg., da usarsi durante la notte, nelle ore del riposo notturno: camicia, berretto, vaso da notte. 2. a. Con allusione a quella che è la condizione più caratteristica e appariscente della notte, cioè l’assenza del sole e l’oscurità: n. fitta, fonda, scura; nel cuore della n.; sono appena le sedici ed è già n.; viene, cade la n.; si fa n., s’è fatta (o fatto) n.; a n. fatta, quand’è già buio; sul far della n., sull’imbrunire; innanzi n., prima che si faccia buio; A poco a poco s’annunciò la notte Sulla serenità canavesana (Gozzano); sopravvenne la n., fummo sorpresi dalla n.; cominciammo a parlare e ci si fece n. in un baleno. In modi di dire popolari: ci corre quanto dal giorno alla n., per significare che tra due cose o persone esiste grandissima differenza; peggio che andar di n., di male in peggio, quando per nuovi intoppi cresce, invece di diminuire, la difficoltà a fare o a capire qualche cosa; di n. tutti i gatti sono bigi, variante del detto proverbiale al buio tutti i gatti son bigi (v. bigio, n. 1 b). b. L’oscurità notturna: ombre che vagano nella notte. Per estens., letter., oscurità provocata non dal tramonto del sole ma da altri fenomeni naturali, e in genere mancanza di luce e di visibilità: Stendon le nubi un tenebroso velo ... E la n. più sempre si diffonde (Ariosto); la n. dei sotterranei, delle miniere; nella galleria era n. fonda; quindi anche le tenebre tradizionalmente attribuite ai regni infernali: la profonda notte Che sempre nera fa la valle inferna (Dante). Con riferimento a persona singola, l’eterna n., la tetra n., la lunga n., la mancanza della vista, la cecità: la divina ira di Palla Al cacciator col cenno onnipossente Avvinse i lumi di perpetua n. (Foscolo); anche il temporaneo oscuramento della vista di chi perde la conoscenza: negra n. le coperse gli occhi, cadde all’indietro, e svenne (Cesarotti). c. fig., letter. Stato di chi vive nell’ignoranza o nell’errore; e con riferimento a un popolo, a un’età o periodo considerati di grande decadenza o di regresso della civiltà e della cultura (cfr. l’uso analogo di tenebre): la n. della barbarie; la cosiddetta n. del medioevo. Con senso più generico, oscuramento o annientamento della conoscenza dei fatti e della realtà: la n. dell’ignoto, la n. del nulla, la n. dell’oblio; vicende che si perdono nella n. dei tempi, che appartengono a tempi lontani di cui non si conservano memorie e testimonianze; in partic., la n. eterna, la n. senza fine, la morte, in quanto cessazione dell’esistenza. 3. Effetto notte: a. In cinematografia, tecnica di ripresa che, con l’impiego di filtri o ricorrendo ad altri accorgimenti nell’esposizione e poi nello sviluppo della pellicola, consente di filmare in piena luce dando l’impressione che la scena si svolga di notte. b. In radiogoniometria, errore che si registra nei rilevamenti radiogoniometrici, spec. al sorgere e al tramontare del sole, a causa della riflessione ionosferica delle onde elettromagnetiche. 4. Legatura a notte (e legare a notte): in gioielleria, modo di incastonare una pietra preziosa lasciandone visibile solo la parte superiore (diversamente dalla legatura a giorno, che la rende visibile da ogni parte). ◆ Pegg. nottàccia, una notte brutta, per condizioni atmosferiche, o perché insonne, agitata, ansiosa, per sofferenze fisiche o spirituali (meno com. che nottataccia).