novizio
novìzio (ant. e region. novizzo) s. m. (f. -a) e agg. [dal lat. novicius «novello, recente», der. di novus «nuovo»]. – 1. Chi si prepara ad entrare in un ordine o in una congregazione religiosa e compie il prescritto periodo di noviziato: un n. o un frate n.; una n. o una monaca n.; maestro dei n., religioso cui è affidata l’istruzione e la cura spirituale dei novizî (analogam., maestra delle n., per le aspiranti monache). 2. estens. Chi si è avviato da poco all’esercizio di un mestiere, di una professione, o ha appena iniziato una carriera, un’attività, o da poco tempo è entrato a far parte di un’organizzazione, di un corpo (anche militare), di un complesso, e manca perciò di pratica e di esperienza: come avvocato, è appena un n.; avete molto da imparare, siete ancora dei n.; noi agli uccelletti non gli spariamo ... li lasciamo ai n. (Nieri). Nello scoutismo, giovane esploratore e, al femm., giovane esploratrice, di età superiore ai 16 anni (detti anche rover e, limitatamente alle esploratrici, scolta). Nello sport, torneo dei n., di pugili che prendono parte per la prima volta a un incontro pubblico. Con le stesse accezioni, è frequente anche come agg. (cfr. gli usi affini di nuovo, novello): un giornalista, un giocatore n.; e con compl. di limitazione: essere n. in qualche cosa, essere ancora inesperto; allora, ero ancora n. nelle cose del mondo, o nelle faccende amorose; nessuno concluda da ciò che il notaio fosse un furbo inesperto e novizio (Manzoni); io sono molto ingenuo e molto selvatico, novizio all’ambiente letterario (Gozzano).