nuovo. Finestra di approfondimento
Accaduto da poco - Al generico n. vengono spesso preferiti sinon. più specifici, secondo le diverse sfumature. Se ci si riferisce a un evento verificatosi da poco tempo, si dirà recente o ultimo (se è il più recente di tutti): hai letto l’ultimo libro di Eco? In alcuni casi si usano anche i sinon. altro,ennesimo (quando il nuovo evento è l’ultimo di una lunga serie: mi ha chiesto un ennesimo favore) e fresco (per le notizie: ho un pettegolezzo fresco di giornata da raccontarti).
Nuovo come non previsto - Se si vuole sottolineare non tanto la novità in ordine di tempo quanto la non facile prevedibilità di qualcosa, si useranno preferibilmente i più ricercati inaspettato (questo colore di novità s’imprime nelle cose dalla poesia, che rappresenta il naturale sul finto; colla quale alterazione e trasporto, quel che per natura è consueto e vile, per arte diventa nuovo ed inaspettato [G. V. Gravina]), imprevedibile, imprevisto, insolito: si sentiva addosso un insolito vigore. Ancora più formali sono inconsueto e inusitato: i servi che avevano visto entrare il padrone a quel modo inusitato, erano rimasti in ascolto (F. De Roberto). Più marcati, di solito in senso negativo (poiché spesso si di·da delle novità), sono bizzarro (per lo più di oggetti, persone o comportamenti eccentrici), inaudito (di evento: a Sparta/ inaudito spettacolo si appresta [V. Alfieri]), singolare, strano: come tutti aveva assistito attonito e muto a quella scena singolare (G. Verga). Straordinario, invece, allude spesso a una novità connotata positivamente: e così la baracca andava avanti, col solito armeggio dei partiti, con le solite discussioni più o meno burrascose, quando un bel giorno tutta la frateria fu messa a rumore da un avvenimento straordinario, come al tempo della rivoluzione (F. De Roberto).
In senso cronologico - In relazione a periodi di tempo, n. può significare o «appena iniziato» o «che sta per iniziare» e può avere diversi sinon. e contr. secondo il sost. cui si riferisce. Con settimana si preferisce il sinon. entrante: fino a sabato sono impegnato, ci vedremo la settimana entrante; con mese e anno si usa di solito prossimo (adatto anche per settimana) e, preferibilmente con anno, anche venturo (quest’anno siamo andati al mare, l’hanno venturo andremo in montagna). Come contr., passato e scorso vanno bene per tutti gli usi, mentre vecchio è limitato ad anno, ma soltanto in determinati contesti: speriamo che l’anno n. sia migliore del vecchio. Come s’è visto, anche questo (nel senso di «presente, tuttora in corso») funge da contr. di entrante, n., prossimo e venturo.
Contrari - Il contr. più comune di n. è vecchio, che però non può contrapporsi a n. in tutti gli usi. Per es., nel sign. di «privo di esperienza» (detto di persone; ovvero inesperto,novellino,novizio,principiante) i contr. saranno esperto, pratico, provetto, veterano, ma raramente vecchio (fa eccezione l’espressione essere vecchio del mestiere). Nel caso dell’età delle persone, il contr. di vecchio non sarà n., bensì giovane. Nel caso di edifici e di oggetti artistici, antico sarà più appropriato di vecchio, e moderno più appropriato di n.: se si qualifica un palazzo come vecchio, si intenderà disprezzarne il pessimo stato di conservazione, mentre un palazzo antico ha in genere notevole pregio. Analogam., un palazzo detto moderno ha una connotazione positiva dal punto di vista architettonico, mentre un palazzo n. o recente allude in maniera più neutra al momento della sua edificazione. Talvolta n. non significa tanto «di recente acquisto o creazione o sim.» quanto «mai sfruttato prima ». In tal caso i contr. saranno di seconda mano e usato, ma non vecchio: un libro, un vestito vecchio, dunque, saranno stati scritti, fatti o acquistati tanto tempo fa, mentre un libro usato, o di seconda mano, può anche essere stato scritto di recente e contenere dati aggiornati.
Posizione - Sia vecchio sia (meno spesso) n. possono assumere diverso sign. secondo che siano preposti o posposti al sost.: in Gianni è un mio vecchio amico, vecchio significa «di vecchia data, da lungo tempo» (Gianni può anche avere vent’anni, ma, se lo conosco da quindici, la nostra può essere una vecchia amicizia), mentre in Gianni è un mio amico vecchio, vecchio vuol dire soltanto «che ha molti anni, anziano». In questo caso il confronto con n. non è significativo (si direbbe soltanto Gianni è un mio n. amico, ovvero «siamo amici da poco tempo», perché n., come s’è già detto, non può riferirsi all’età delle persone), ma se si parla di luoghi, oggetti e sim. è possibile la contrapposizione tra esempi del tipo voglio farti vedere la mia n. casa e la mia casa n.: nel primo caso ci si riferisce a un recente trasferimento (che può anche essere avvenuto in una casa vecchissima), mentre nel secondo caso si allude preferibilmente alla giovane età della casa o a una sua recente ristrutturazione. Anche un n. vestito (un vestito diverso da quello che si indossa di solito) non è necessariamente un vestito n. (appena comprato).