o1
o1 ‹ó› (letter., ormai raro, od, solo davanti a vocale) cong. [lat. aut] (radd. sint.). – Pur essendo comunem. designata come congiunzione «disgiuntiva», ha tre usi notevolmente diversi, potendo disgiungere termini che si escludono a vicenda, con valore cioè esclusivo (corrispondente al lat. aut), come nella frase scherzi o fai sul serio?; oppure proporre un’alternativa tra due o più termini (corrispondente al lat. vel), talora con valore inclusivo, come nella frase di solito, la sera leggo o guardo la televisione (dove non è escluso il caso in cui si faccia l’una e l’altra cosa); o, infine, introdurre un secondo termine che è spiegazione o precisazione del primo, con valore quindi esplicativo (con valore di «ossia», «e cioè», «o per meglio dire» e sim.), come nella frase l’elettricità animale o bioelettricità. Con il primo valore, dove si hanno per lo più due soli termini contrapposti, può essere preposta al secondo soltanto, oppure, con più forza, a tutti e due: per amore o per forza; buono o cattivo che sia; acconsenta o no l’interessato; o sì o no; o sùbito o mai; o questo o quello, ecc. Con il secondo valore, può essere preposta a tutti i termini (che spesso sono più di due), o a tutti escluso il primo, o all’ultimo solo: gli metterò nome o Franco o Mario o Paolo (opp. Franco o Mario o Paolo, opp. Franco, Mario o Paolo); promettimi che verrai o almeno scriverai. Con il terzo valore, la congiunzione non è mai preposta al termine iniziale. ◆ Varianti rafforzate (talune con lieve spostamento di significato) sono: o pure, v. oppure; o sia, v. ossia; o vero, v. ovvero; più raro o vero sia, v. ovverosia. Le grafie unite, che sono senz’altro le più usate, mostrano nel secondo componente il raddoppiamento sintattico voluto da o.