ob-
‹òb›. – È la preposizione lat. ob («nella direzione di, verso, contro, di fronte a, in vista di»), molto frequente come prefisso di verbi e dei loro derivati, nel qual caso la b davanti a certe consonanti subisce l’assimilazione (per es., occludĕre per obcludĕre, offerre per obferre, opponĕre per obponĕre), davanti ad altre assume, più raram., la forma obs- (per es., obstendĕre da cui ostendĕre). In combinazione assume i sign. seguenti: in direzione di (per es., obvertĕre, obrepĕre); contro (per es., occurrĕre, opponĕre); sopra, sotto (per es., obducĕre, obligare); del tutto, con valore rafforzativo, spesso pleonastico (per es., obdurare). In italiano, in cui il prefisso non è vitale, non dà luogo cioè a nuove formazioni verbali (compare soltanto in pochi aggettivi del linguaggio scient., soprattutto botanico, nei quali indica inversione, forma o posizione rovesciata come in obconico, obcordato, obovato), esso è presente quasi esclusivam. in parole derivate dal latino, senza alterazione fonetica (come in obliterare), con assimilazione (come in osservare, ottenere), o con alternanza nell’uso delle due forme (per es., obsecrazione e ossecrazione, obsidione e ossidione); è da rilevare inoltre, anche se di diversa origine, l’alternanza tra ob- e obb- in forme come obietto, obbietto, o obligare, obbligare, e derivati.