occupazione
occupazióne s. f. [dal lat. occupatio -onis]. – 1. a. In genere, l’azione, l’operazione di occupare, cioè di prendere temporaneamente o stabilmente possesso di un luogo o di un bene, con mezzi legali o illegali, talvolta anche violenti, e il fatto di venire occupato: o. di terre, di un fondo; l’o. delle fabbriche, dell’università; o. di una scuola; o. di case, di stabili abbandonati. Nel diritto penale, o. di aziende agricole e industriali, delitto previsto dal vigente codice penale, che punisce coloro che invadano o occupino aziende col solo scopo di impedire o ostacolare lo svolgimento del lavoro. b. Nel diritto amministrativo s’intende per occupazione la sottrazione del possesso e del godimento di un bene al proprietario, disposta a favore di un determinato soggetto per ragioni di pubblica utilità e per un tempo determinato: o. di suolo, di aree pubbliche, su licenza dell’autorità municipale, per servirsene come luogo di vendita, per l’insediamento di un pubblico esercizio, ecc. c. Nel diritto civile, modo di acquisto della proprietà consistente nella presa di possesso di cosa che non appartiene ad alcuno, con l’intenzione di farla propria (è riconosciuta solo per i beni mobili, dato che gli immobili che non appartengano ad alcuno spettano al patrimonio dello stato). d. Nel diritto internazionale, l’operazione con la quale uno stato prende possesso di un territorio che non gli appartiene in sovranità, sia perché facente parte di un altro stato, sia perché non facente parte di alcuno stato, e anche la situazione giuridica che, da quest’operazione, deriva al territorio stesso: l’o. dell’Albania (da parte dell’Italia nel 1939); il periodo dell’o. tedesca in Italia (1943-1945); forze, truppe d’occupazione; o. bellica, relativa al territorio di uno stato che, in tutto o in parte, sia caduto in possesso di un altro stato nel corso di una guerra; o. armistiziale, quella che si prolunga dopo la conclusione di una convenzione di armistizio fra la potenza occupante e quella occupata, o. convenzionale postbellica, quella che perdura oltre la fine della guerra, in base a una disposizione del trattato di pace. 2. a. Ogni lavoro, attività, faccenda che tenga occupati, in cui s’impieghi il proprio tempo: o. utili; le o. quotidiane, abituali; un’o. divertente, noiosa, grave, pesante; le molte o. mi hanno impedito di scriverti; ho bisogno di avere sempre qualche o. per distrarmi. In medicina e psichiatria, terapia d’o. (o terapia occupazionale), lo stesso che ergoterapia. b. In partic., lavoro retribuito, spec. con carattere di stabilità; impiego, posto di lavoro: cercare, trovare un’o.; avere, non avere un’o. fissa, stabile; gente senza alcuna o.; o. bene, male retribuita; o. precaria, a carattere instabile, senza garanzia; o. parziale, spesso coincidente con la sottoccupazione. Nel linguaggio econ., con sign. concr., l’insieme dei lavoratori occupati in un determinato settore, o in tutti i settori: l’o. agricola, terziaria; l’o. giovanile; livello, tasso di o.; le leggi sull’o.; la crisi dell’occupazione. Piena o. (anche o. totale), espressione che traduce l’ingl. full employment (v.), con cui si indica l’assenza, o meglio, la riduzione al minimo, di disoccupazione involontaria, e, in senso più propriam. scientifico, la massima possibile utilizzazione dei fattori produttivi esistenti. ◆ Dim. occupazioncèlla (con alcuni sign. del n. 2).