off-shore
‹òof šòo› (o offshore) locuz. avv. ingl. (propr. «fuori spiaggia», «al largo»), usata in ital. come agg. – 1. Negli sport nautici: a. Motonautica (o navigazione) o.-s., lo stesso che motonautica (v.) d’altura. b. Motoscafo o.-s. (o, assol., off-shore, s. m.), imbarcazione a motore, con scafo in metallo, capace di grandi velocità, usata per competizioni off-shore. 2. Nell’industria petrolifera, detto della tecnica di perforazione per la ricerca e la coltivazione dei giacimenti di idrocarburi (petrolio, gas naturali), quando il cantiere è impiantato sull’acqua (in genere in prossimità di litorali marini o lacustri). Il termine è anche usato con riferimento ad altri tipi di installazioni, per es. impianti di produzione di energia elettrica. 3. Nel quadro degli aiuti all’estero degli Stati Uniti d’America, termine col quale sono indicati gli acquisti di materie prime, prodotti finiti e armamento, fatti in paesi diversi dagli Stati Uniti da governi che usufruiscono degli aiuti americani. 4. Nel linguaggio finanziario, qualifica di operazioni internazionali condotte da una banca nella valuta di un paese diverso da quello di residenza della banca stessa: attività bancaria o.-s., deposito o.-s.; società o.-s., società finanziaria specializzata in investimenti fuori del territorio nazionale, spec. in zone giuridicamente molto permissive quali quelle site in alcune piccole isole oceaniche (come le Cayman), per eludere i controlli e le restrizioni imposte dalla normativa alla tecnica finanziaria.