offendere
offèndere v. tr. [lat. offĕndĕre, propr. «urtare contro», comp. di ob- e -fendĕre «urtare, colpire» (cfr. difendere)] (pass. rem. offési, offendésti, ecc.; part. pass. offéso, ant. offènso). – 1. a. Recare danno, danneggiare, sia materialmente sia moralmente: o. qualcuno nell’onore, nella reputazione, nella persona, nel patrimonio. Con questo sign. generico, è meno com. di ledere, anche perché esprime, più che l’idea del danno recato o subìto, il risentimento morale della persona che del danno è l’oggetto. In senso anche più ampio, e più astratto: oh creature sciocche, Quanta ignoranza è quella che v’offende! (Dante), da quanta ignoranza siete dannosamente affetti. b. Nell’uso com., pronunciare parole, compiere atti, tenere comportamenti lesivi della dignità, della reputazione di una persona: o. con insulti, con ingiurie, con proposte oscene; mi offendi se parli così, se pensi questo di me; i tuoi sospetti mi hanno gravemente offeso; scusa, non avevo intenzione di offenderti. In partic., o. Dio, bestemmiarne il nome o trasgredire col peccato la sua legge. Come rifl., con valore reciproco, scambiarsi insulti, offese: se continuano a offendersi così, la lite finisce a botte. c. Con sign. più tenue, urtare la suscettibilità di una persona, provocare risentimento: l’offenderei se gli dessi la mancia?; volevo offrirgli il mio aiuto, ma ho avuto timore di offenderlo. d. Con oggetto di cosa, violare: o. la giustizia, la moralità, il buon costume, i diritti altrui; o (riferito a cosa come soggetto), costituire insulto per: la tua incredulità offende il mio amor proprio; le sue frasi hanno offeso i miei sentimenti più sacri. Con sign. attenuato, essere in contrasto, in contraddizione: è una moda che offende il buon gusto; le sue affermazioni offendono il senso comune; anticam. anche intr. col compl. di termine: puote l’uomo disdicere non offendendo a la veritade (Dante). e. ant. Affliggere, addolorare: quello che ... più l’offendeva, era il cognoscimento della sua infima condizione (Boccaccio); Enea ..., quantunque offeso Da tante morti il cor funesto avesse (Caro). 2. Con senso più materiale: a. Recare danno o fastidio: Pianta gentil, ... Te non offenda mai caldo né gelo (Bembo); con riferimento all’organismo umano, produrre una lesione di carattere traumatico (cfr. il più comune ledere): il proiettile ha offeso il polmone; l’occhio è stato offeso da una scheggia. b. fig. Riuscire molesto o spiacevole a uno dei sensi: o. gli occhi, la vista (detto, per es., di luce troppo intensa, di colori male accostati, ecc.); o. l’orecchio (di parole sconvenienti, o di parole, frasi, costrutti ineleganti, scorretti, di suoni dissonanti o rumori violenti, ecc.); o. le nari, il naso, l’olfatto (di cattivi odori). 3. intr. pron. Provare turbamento, risentimento o sdegno per atti, parole, comportamenti che feriscono la propria sensibilità, oppure menomano, o sembrano menomare, la propria dignità: si è offeso delle tue parole; si sono offesi per lo scherzo; credo che si sia offeso perché non lo abbiamo invitato; non ti sarai offeso, spero, per la mia osservazione; non è il caso di offendersi per così poco! ◆ Part. pass. offéso, anche come agg. e sost. (v. la voce).