offerta
offèrta s. f. [der. di offerto, part. pass. di offrire]. – 1. a. L’atto di offrire: o. di denaro; o. di aiuto; o. spontanea; fare o. di qualche cosa o, assol., fare un’o. (con accezioni partic., fare o. di sé, della propria persona, mostrare la propria disponibilità relativamente all’offrire il proprio corpo, la propria opera, il proprio aiuto e sim.); offerte per i poveri, per i terremotati; accettare, gradire, rifiutare un’offerta. In senso più astratto, offerta a Dio del sacrificio di Cristo, dell’Ostia, da parte del sacerdote durante la messa; o. d’un sacrificio, o. della vittima alle divinità (nelle religioni pagane). b. Con sign. concr., ciò che si offre, generalm. una somma in denaro: dare, inviare un’o.; raccogliere le o.; le o. vanno indirizzate a ...; o. modesta, povera, meschina, o ricca, generosa; o. votiva, dono fatto alla divinità per grazia ricevuta o per impetrare una grazia; cassetta delle o., per le o., quella in cui, all’interno delle chiese, si raccolgono gli oboli dei fedeli. Nella terminologia liturgica, sono chiamati offerte (come traduz. del lat. oblata) i doni del pane e del vino che, nella messa per il popolo, i fedeli portano all’altare nell’offertorio. c. Il prezzo che si offre per un oggetto che si vuole acquistare: mi faccia un’o., mi dica quanto intende pagare; tenersi basso nell’o.; mi ha fatto un’o. irrisoria. Analogam., nelle vendite all’asta: chi fa un’altra o.?; la prima o. è stata di 500 euro. d. Nel linguaggio di borsa, o. legate, gli ordini dati agli agenti di cambio per l’acquisto o la vendita di determinati titoli e la contemporanea vendita o compera di altri determinati titoli, intendendo le due operazioni fra loro subordinate o collegate. 2. Con accezioni più partic. (generalm. in contrapp. a domanda): a. Proposta: o. d’impiego, da parte del datore di lavoro; o. di lavoro, da parte del prestatore d’opera (ma talvolta, nell’uso com., s’intende quella fatta dal datore di lavoro); o. (o proposta) di contratto, quella che viene rivolta da un soggetto a uno o più altri soggetti, e che deve contenere gli elementi essenziali del contratto che s’intende stipulare. b. Nel linguaggio econ., la serie di quantità di un bene o servizio che vengono offerte ai differenti prezzi, o anche la quantità massima che i produttori-venditori sono disposti a offrire in corrispondenza di ogni prezzo, e che dipende dalla struttura dei costi, dallo stato della tecnica e dalla struttura del mercato: l’o. supera la domanda; legge della domanda e dell’o. (v. domanda). c. Nel linguaggio della pubblicità e del commercio, il termine, seguito da una specificazione, indica il particolare modo in cui viene effettuata la diffusione di un prodotto o di una merce sul mercato al dettaglio, in espressioni quali offerta di lancio, offerta di prova, offerta regalo, offerta speciale e sim., che intendono sottolineare condizioni di vendita particolarmente vantaggiose per l’acquirente: oggi i pomodori pelati sono (venduti) in o. speciale; shampoo in o. regalo; la nuova cipria è in o. di lancio. 3. In diritto: o. reale, istituto tendente a tutelare i diritti del debitore che venga impedito dal creditore, senza giustificato motivo, nell’adempimento dell’obbligazione (per es., la restituzione della somma avuta in prestito); o. al pubblico, espressione con cui si indicano due istituti giuridici, l’o. di un contratto alla generalità, fatta nei confronti non di uno o più destinatarî determinati, ma di una generalità di persone nella quale è il destinatario (per es., l’esposizione di merci nelle vetrine, il collocamento di apparecchi automatici in luogo pubblico), e l’o. (o promessa) al pubblico, consistente nella promessa di una prestazione a favore di chi nel pubblico si trovi nella situazione indicata nell’offerta o compia un determinato atto (per es., la promessa di ricompensa per il ritrovamento di persone o cose); per l’o. pubblica di acquisto, v. opa.