ohime
ohimè ‹oimè› (o oimè; ant. ohmè, oimèi, omèi) interiez. [comp. di ohi (oi, oh) e me1]. – Espressione di dolore, di sconforto, di disperazione, equivalente a «povero me!»: ohimè, che ho fatto?; ohimè, che cosa mi succederà?; oimè, anima mia, aiutami, che io muoio (Boccaccio); Oimè quante ferite, Che lividor, che sangue! (Leopardi). Talora sostantivato: In un languido oimè! proruppe (T. Tasso); anche nel sign. di lamento: mi ha stufato con i suoi ohimè. Anticam. era più sentita la natura composta della parola, sicché erano frequenti le locuz. oimè tristo!, oimè lasso!, oimè dolente!, e sim., e si trova anche la grafia staccata: E quel mirava noi e dicea «Oh me!» (Dante, in rima con come e chiome). ◆ Sul modello di oimè, furono anche coniate anticam. le espressioni oité, oisé, riferite rispettivam. alla seconda e terza persona: incominciò a fare il romore grande: oisé, dolente sé, che il porco gli era stato imbolato (Boccaccio).