olografia
olografìa s. f. [comp. di olo- e -grafia, sul modello dell’ingl. holography]. – Metodo di registrazione e di riproduzione di immagini tridimensionali basato sull’impiego di un fascio di luce coerente emesso da un laser: tale fascio viene indirizzato sia verso il soggetto da riprodurre sia verso una lastra di materiale sensibile, in modo che l’interferenza tra la luce che proviene direttamente dal laser (fascio di riferimento) e la luce (anch’essa coerente) riflessa dal soggetto produca sulla lastra una figura assimilabile a un reticolo di diffrazione (ologramma), la quale contiene tutte le informazioni relative sia all’intensità sia alla fase delle onde luminose che l’hanno prodotta; se l’ologramma viene a sua volta illuminato dalla luce del laser, si ha, in seguito a un processo di diffrazione, la ricostruzione completa (donde il nome) del fronte d’onda che era stato emesso dal soggetto, la cui immagine stereoscopica appare, attraverso la lastra e in piani posteriori, con prospettive diverse a seconda del punto di osservazione. Successivi sviluppi hanno reso possibile la produzione di immagini olografiche osservabili con la luce bianca ordinaria: tale risultato si ottiene, nell’o. in luce bianca o di volume, registrando in un’unica lastra una serie di ologrammi sovrapposti che, per interferenza, riflettono solo la componente monocromatica della luce incidente che ricostruisce l’immagine olografica, e, nell’o. stampata, imprimendo (a partire da una matrice) il reticolo di diffrazione che costituisce l’ologramma su un supporto di plastica trasparente avente per sfondo uno strato argentato riflettente. Con il termine olografia si fa riferimento anche a tecniche analoghe di riproduzione di immagini tridimensionali che utilizzano però forme di propagazione ondulatoria diverse dalla luce, per es. onde elastiche in un mezzo nell’o. acustica, onde radio ad alta frequenza nell’o. a microonde.