oltrismo
s. m. La volontà di andare oltre, di ricercare soluzioni e posizioni innovative. ◆ il gruppo dirigente di Botteghe Oscure era convinto che la peculiarità del Pci lo ponesse al riparo dal crollo dell’Est. Così naturalmente non era. Ma fu proprio questo vizio d’origine a condizionare gli sviluppi della «svolta» e a minarne l’efficacia: lo scioglimento del partito impiegò un anno e mezzo e due congressi per compiersi, e alla scelta più naturale – il ricongiungimento della famiglia socialista italiana separatasi a Livorno nel ’21 – si preferì la strada del cosiddetto «oltrismo», cioè quel volersi porre «oltre le tradizioni comunista e socialdemocratica» che creò non poca confusione e che, a guardar bene, è all’origine delle odierne ipotesi uliviste di «partito democratico». (Stampa, 6 novembre 1999, p. 7, Interno) • Ma che cosa vede all’orizzonte, la resurrezione della Dc? «C’è anche questa percezione. Il mio pensiero mi ha impedito di aderire a un partito come la Margherita. Non riesco a capire i motivi di una scelta dettata dall’oltrismo». Oltrismo? «Ma sì, ormai l’inventare storie nuove rispetto alla propria identità sembra diventato un destino. E invece da queste identità occorre partire per interpretare il presente» [Mino Martinazzoli intervistato da Rodolfo Sala]. (Repubblica, 14 novembre 2003, Milano, p. IV) • In fatto di «oltrismo», Emanuele Macaluso commenta che la formula usata da Massimo D’Alema ricorda quella usata da [Achille] Occhetto dopo la Bolognina: «Oggi sappiamo che quell’“oltre” ha portato i Ds al 17%». (R. R., Corriere della sera, 23 gennaio 2007, p. 14, Politica).
Derivato dall’avv. oltre con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 4 settembre 1994, p. 1, Prima pagina (Paolo Franchi).