omeostato
omeòstato s. m. [comp. di omeo- e -stato]. – Denominazione di una delle prime macchine cibernetiche, ideata dal neurologo ingl. W. R. Ashby (1903-1972) per imitare le proprietà di autoregolazione degli organismi viventi, ossia la capacità di mantenere una situazione di equilibrio in presenza di condizioni esterne atte a perturbarlo (omeostasi): consiste in un sistema di quattro dispositivi elettromeccanici (il cui stato può essere variato tramite opportuni commutatori, che simulano l’ambiente esterno) collegati elettricamente tra loro in modo che lo stato di ciascuno di essi viene a dipendere anche da quelli assunti dagli altri tre; se lo stato di uno dei dispositivi viene allontanato dalla situazione di equilibrio prefissata, la variazione casuale della posizione di quattro commutatori, inseriti nei collegamenti elettrici tra i dispositivi, produce una variazione della corrente che riporta ciascuno di questi in posizione di equilibrio, risultandone però una configurazione complessiva diversa da quella iniziale. Il termine è poi stato esteso a indicare, in generale, un sistema dotato di autoregolazione, che può sempre essere considerato schematicamente costituito da un sensore, capace di misurare la grandezza del sistema che deve essere regolata, da un comparatore, che controlla il valore fornito dal sensore confrontandolo con un valore di riferimento, da un canale di retroazione (o di feedback), tramite cui il comparatore segnala l’eventuale errore, e da un effettore, che riceve la segnalazione e interviene regolando l’entrata di alimentazione, positiva o negativa, del sistema.