omicida
s. m. e f. e agg. [dal lat. homicida, comp. di homo «uomo» e -cida «-cida»] (pl. m. -i, ant. -e). – 1. s. m. e f. Chi uccide un altro uomo, chi ha commesso un omicidio: omicide e ciascun che mal fiere, Guastatori e predon, tutti tormenta Lo giron primo (Dante); l’arresto, la condanna di un o., di una o.; divenne o. per gelosia; poco frequente come agg.: il rapinatore o.; simile quell’alma divenne Alla notte dell’uomo o. (Manzoni). Non com. col sign. più generico di uccisore (seguito perciò da compl. di specificazione): sarà l’o. ei di se stesso (T. Tasso); io sono l’o. di suo fratello (Manzoni). 2. agg. Per estens., detto dello strumento con cui viene data o è stata data la morte: il ferro, il coltello, l’arma o.; Volgonsi tutti gli altri a quella banda Ond’era uscito il calamo o. (Ariosto); analogam., la mano omicida. Anche, proprio di chi vuole dare la morte: intenzioni o.; propositi o.; grida, invettive o.; la furia o. del serial killer.