omogamia
omogamìa s. f. Matrimonio tra persone appartenenti allo stesso ceto o ambito professionale. ◆ Il forte grado di omogamia matrimoniale, unito ai mutamenti nella domanda di lavoro, infatti, oggi più di un tempo produce una polarizzazione tra le famiglie sulla base delle risorse dei loro diversi componenti, in particolare della coppia: con conseguenze sugli stili di vita, il livello e il tipo di consumi, ma anche sul destino dei figli. (Chiara Saraceno, Stampa, 22 maggio 2002, p. 28, Società e Cultura) • La verità è che nemmeno per via sentimentale c’è più mobilità sociale. I sociologi che studiano il fenomeno sostengono che il grado di somiglianza tra istruzione e lavoro dei due sposi è un importante indicatore. «Ne consegue – sostiene Fabrizio Bernardi, docente all’Uned di Madrid – che quanto più aperta risulta una società tanto più usuali sono i matrimoni tra individui con risorse sociali diverse. Al contrario una società nella quale l’omogamia è massima, tutti gli uomini con istruzione o classe occupazionale elevata sposano donne con le stesse caratteristiche». (Dario Di Vico, Corriere della sera, 13 aprile 2004, p. 1, Prima pagina) • si scopre che, almeno in Italia, i professionisti sposano le professioniste, gli operai le operaie, gli insegnanti le insegnanti. Si dice «omogamia», ed è l’inconfondibile sintomo di una società tradizionalista, impaurita e classista fuori tempo massimo. (Michele Serra, Repubblica, 14 aprile 2004, p. 16, Commenti).
Nuovo significato del già esistente s. f. omogamia.
Già attestato nella Stampa del 1° marzo 1995, p. 15, Società e Cultura (Mirella Appiotti).