omologia
omologìa s. f. [dal gr. ὁμολογία, der. di ὁμόλογος «omologo»]. – 1. In genere, il fatto di essere omologo; corrispondenza, conformità, equivalenza tra più parti, termini, elementi, ecc.: o. tra istituzioni, tra organismi politici di differenti paesi. 2. Con sign. specifici: a. In biologia, concetto, su cui si fondano l’anatomia comparata e le teorie evolutive darwiniste, che esprime il rapporto tra organi o strutture morfologiche proprî di categorie tassonomiche diverse, ma aventi la stessa origine embrionale (per es., la mano di un primate e l’ala di un uccello), e in base al quale è possibile individuare le derivazioni filogenetiche di tali categorie tassonomiche da antenati comuni; si distingue dall’analogia, la quale è invece riferita a organi o strutture che svolgono la stessa funzione ma che hanno origine embrionale differente (per es., le ali degli uccelli e le ali degli insetti), e dall’omoplasia, che, pur riguardando uguali modificazioni dello stesso carattere, non implica una comune e diretta derivazione filogenetica. b. In geografia fisica, corrispondenza di forme nell’andamento perimetrale di continenti o isole o gruppi insulari giacenti ai margini di un dato bacino oceanico (per es., alla sporgenza verso est delle terre canadesi corrisponde una rientranza nell’arcipelago britannico; alla rientranza del golfo del Messico, la sporgenza di nord-est dell’Africa). c. In geometria proiettiva, o. piana, particolare omografia tra due piani coincidenti che ammette una retta di punti uniti (asse dell’o.) e, dualmente, un punto (centro dell’o.) centro di un fascio di rette unite. In topologia, teoria dell’o., teoria che si propone di esprimere proprietà geometriche e caratteri topologici di una varietà di dimensione n attraverso n + 1 gruppi abeliani (detti appunto gruppi di omologia di quella varietà), ciascuno dei quali si riferisce a un valore della dimensione, da zero fino a n.