onda
ónda s. f. [lat. ŭnda]. – 1. a. Massa d’acqua che si solleva e si abbassa alternativamente sul livello di quiete (del mare, di un lago, ecc.), per effetto del vento o per altra causa (maree, ecc.), così che la sua superficie assume un caratteristico aspetto (detto esso stesso onda): o. alte, basse, corte, lunghe (secondo la maggiore o minore altezza e lunghezza); o. grandi, grosse; l’impeto, la forza delle o.; l’o. si alza, si abbassa; le o. increspano, agitano, sconvolgono la superficie del mare; Sì come l’o. che fugge e s’appressa (Dante); le o. s’infrangono sugli scogli; le o. sbattevano violente contro i fianchi della nave; la barca era in balìa delle o.; lido flagellato dalle o., ecc. In partic.: cresta (o cima) dell’o., la parte dell’onda corrispondente al massimo innalzamento sul livello medio (per l’uso fig. della frase essere sulla cresta dell’o., v. cresta1, n. 7); valle (o cavo, gola, solco) dell’o., la parte corrispondente al massimo abbassamento; nodo dell’o., la parte che sensibilmente coincide con il livello medio; fronte d’onda, l’insieme dei punti dove l’onda è arrivata a un dato istante; linea di cresta dell’o., la linea ottenuta congiungendo le creste situate su un medesimo fronte d’onda; lunghezza d’o., la distanza tra due linee di cresta successive; altezza d’o., il dislivello tra la cresta e il cavo di un’onda; periodo di un’o., l’intervallo di tempo che intercorre tra il formarsi di due creste successive in uno stesso punto; o. capillari, o. di gravità, rispettivam. quelle (di lunghezza minore di 5 cm) dovute alla forza elastica di richiamo della tensione superficiale, e quelle nelle quali il perdurare del vento determina un aumento di lunghezza e di altezza, rendendo trascurabile l’effetto della tensione superficiale (si dicono o. significative le onde di gravità ben sviluppate e stabili, marosi quelle il cui stadio di sviluppo ha superato la fase di stabilità e sono prossime alla rottura, già incipiente sulle creste); o. vive, quelle prodotte dal vento in atto, che interferiscono variamente con quelle, preesistenti, prodotte da venti che hanno cessato di spirare (o. morte); o. riflessa, quella prodotta da un’onda che incontra un ostacolo verticale (una costa scoscesa, un’opera portuale) e si riflette su di esso, dando luogo, insieme all’onda successiva che sopraggiunge, a un’o. di interferenza, di altezza anche doppia di quella originaria; o. stazionarie, onde di interferenza caratterizzate da un regolare moto di innalzamento e abbassamento del livello marino in prossimità dell’ostacolo, senza risacca. Con senso generico, o. distruttiva, onda marina dovuta a maremoto, a sconvolgimento vulcanico o a burrasca, che occasionalmente inonda coste basse, causando enormi distruzioni. b. Con valore collettivo, al sing. (letter.), moto ondoso: Ond’el piegò come nave in fortuna, Vinta da l’onda, or da poggia, or da orza (Dante). c. Per estens., nel linguaggio poet. e letter., la superficie del mare (o di un’altra massa liquida), anche se calma: la prua solcava l’o.; Così sen vanno su per l’o. bruna (Dante, con riferimento all’Acheronte); Zacinto mia, che te specchi nell’onde Del greco mar (Foscolo); o il mare in genere: l’o. egea, l’o. ionia; L’o. tirrena del suo sangue crebbe (Bembo); Ma il vento sibila, Ma l’o. è scura, Ma tutta in tenebre È la natura (Fusinato); con lo stesso senso, al plur.: dal lito vermiglio all’onde caspe (Petrarca), dal Mar Rosso al Caspio; il re dell’onde (Foscolo), Nettuno; perire fra le o., essere inghiottito dalle onde. Anche, con immagine più poetica, l’acqua, sia del mare, di un lago, di un fiume, sia anche di una fonte o sim.: Bagna talor ne la chiara o. e fresca [della fonte] L’asciutte labbra (Ariosto); Del felice Giordan le nobil o. (T. Tasso); Le chiome [di Venere] dell’azzurra o. stillanti (Foscolo); Come all’aura si turba o. di lago (Leopardi). Raro per acqua in senso assol.: Come da inverso fiasco onda che goccia (Parini). 2. fig. a. Movimento, andamento ondeggiante di una qualsiasi massa, o in genere aspetto sinuoso, ondulato di una linea, di una superficie: il lampo de’ manipoli, E l’onda dei cavalli (Manzoni); le o. di un panneggio; andare a onde, ondeggiare, procedere a tratti, con movimento discontinuo o barcollando: il bevitore ... andava a onde, come se fosse in fortuna (Sacchetti), come se fosse una nave nella tempesta di mare; i portatori, ... urtati, scompigliati, divisi dalla calca, andavano a onde (Manzoni). Più genericam., a onde, a curve simili al profilo delle onde: legno, marmo con venature a onde; stoffa con disegno a onde; un fregio a onde; in partic., capelli a onde (poet. a onda), ondulati, con pieghe morbide: la testa bionda, Che, poi che fredda giacque sul guanciale, Ti pettinò co’ bei capelli a onda Tua madre (Pascoli); quindi, dare l’o. ai capelli (e più pop. farsi le o.), non com., ondularli artificialmente. In architettura, termine usato come sinon. di gola, per indicare il motivo ornamentale a onde o a volute rincorrentisi, frequente nell’arte greca e romana e ripreso nel Rinascimento, più comunem. detto cancorrente. b. Massa, gran quantità di persone o cose, che irrompe con impeto, con forza travolgente: un’o. di popolo tumultuante irruppe nella piazza; un’o. di luce entrò nella stanza; l’o. dell’affetto, del sentimento, delle passioni; abbandonarsi all’o. dei ricordi; si sentì l’animo invaso da un’o. di piacere, di felicità; Non tanto il forte immaginar ti leva E l’impeto di larga o. vocale (Giusti, con riferimento alla forza e all’abbondanza della vena poetica di Dante); lo investì con un’o. di parole, di insulti; iperb., un’o. di lacrime. Con sign. più generico, seguire l’onda, adeguarsi alle circostanze, seguire l’indirizzo e l’orientamento comuni, dominanti. 3. a. Nel linguaggio scient., con riferimento a un determinato mezzo fisico (l’acqua, l’aria, ecc.) o al vuoto, indica l’andamento generalmente periodico, più o meno regolare, col quale una perturbazione determinatasi in un punto del mezzo si propaga nello spazio ad esso circostante; e anche la perturbazione medesima (correntemente, è sinon. di oscillazione, ma questo termine designa propriam. fenomeni locali, mentre l’onda viaggia nello spazio). È detta superficie d’o., o fronte d’o., a un dato istante, la superficie dello spazio che racchiude, istante per istante, l’insieme dei punti raggiunti dalla perturbazione a quell’istante; per onde periodiche regolari si dice lunghezza d’o. la distanza tra due massimi successivi della grandezza che oscilia, periodo dell’o. l’intervallo di tempo tra il passaggio in uno stesso punto di due massimi successivi, frequenza dell’o. l’inverso del periodo, ampiezza dell’o. la differenza tra il valore massimo e il valore minimo della grandezza che oscilla (in senso fig., essere sulla stessa lunghezza d’o., di due persone in conversazione, comprendersi, parlare della stessa cosa, essere «in sintonia»; e, in frasi negative, parlare di cose diverse, o avere concezioni e mentalità troppo differenti per potersi capire o accordare). In partic., o. sferiche e o. piane, quelle che si hanno, rispettivam., quando le superfici d’onda sono costituite da sfere concentriche, e quando invece sono piani paralleli; o. longitudinali e o. trasversali, quelle nelle quali le particelle del mezzo oscillano, rispettivam., nella stessa direzione nella quale l’onda si propaga, o in direzione normale rispetto ad essa; o. progressive e o. retrograde, secondo che il movimento avvenga nel verso fissato come positivo (in genere quello di allontanamento dalla sorgente) sulla direzione di propagazione considerata, o nel verso opposto; o. permanenti, quelle di cui si considera astrattamente che le caratteristiche rimangano indefinitamente inalterate lungo ogni direzione di propagazione (in pratica si parla invece sempre di o. smorzate, con riferimento, per es., alla dissipazione di parte dell’energia che esse convogliano); o. stazionarie, quelle che possono essere causate dalla sovrapposizione di un’onda progressiva e di un’onda retrograda che si propagano lungo una stessa direzione (ma l’espressione appare poco appropriata, in quanto non si tratta di vero moto ondoso, e il fenomeno non è propriamente stazionario); nel passaggio di un’onda da un mezzo a un altro sono dette o. rifratta quella che si propaga nel secondo mezzo, progressiva (anche se di solito in direzione diversa) rispetto all’onda incidente, e o. riflessa quella, retrograda, che si genera nel primo mezzo a partire dalla superficie di separazione. Equazione delle o. (o di propagazione delle o.), equazione, valida in generale per qualunque fenomeno ondoso (in quanto deriva dalla natura elastica dei fenomeni responsabili della formazione di onde), che lega tra loro la variazione rispetto al tempo della grandezza oscillante, la sua variazione rispetto alle coordinate spaziali e la velocità di propagazione dell’onda nel mezzo. A seconda della natura dei fenomeni fisici che hanno carattere ondoso, si distinguono o. elastiche, costituite da una perturbazione oscillatoria delle particelle materiali di un mezzo elastico, e o. elettromagnetiche, dovute alla propagazione, in un mezzo qualunque o nel vuoto, di un campo elettrico e di un campo magnetico, tutti e due variabili: in entrambi i casi possono aversi ulteriori distinzioni in relazione a caratteristiche intrinseche delle onde (al loro carattere longitudinale o trasversale, progressivo o stazionario, ecc., oppure alla loro frequenza, lunghezza, ampiezza, ecc.), e in base a caratteristiche del mezzo in cui si propagano (corde elastiche vibranti, gas, liquidi, solidi, per quanto riguarda le onde elastiche; dielettrici e conduttori, per le onde elettromagnetiche) e infine, in base alla geometria dello spazio in cui avviene la propagazione (per cui si parla di o. di linea, o di superficie o superficiali, o. di volume o spaziali); in partic., o. sismiche, onde elastiche longitudinali o trasversali che si propagano dall’ipocentro di un terremoto, più veloci le prime, più lente le seconde, e che, raggiungendo la superficie terrestre, vi generano le o. superficiali, le quali si propagano a partire dall’epicentro; o. acustiche, onde elastiche longitudinali la cui frequenza (da circa 16 a circa 20.o00 Hz) e le cui modalità di propagazione sono tali da eccitare sensazioni acustiche nell’uomo. Le onde elettromagnetiche si distinguono sulla base della frequenza, secondo una classificazione schematica tradizionale in ordine crescente (spettro delle o. elettromagnetiche), in: o. radio o hertziane o radioonde, che possono essere generate artificialmente e irradiate con antenne o trasmesse con cavi coassiali, ecc., così da poter essere usate nelle radiocomunicazioni, o. infrarosse, o. luminose, che comprendono lo spettro visibile dal limite inferiore del colore rosso (4,5 · 1014 Hz) al limite superiore del colore violetto (7,5 · 1014 Hz), o. ultraviolette (cui vanno aggiunti i raggi X e i raggi γ, onde di frequenza ancora superiore); oltre che in base alla frequenza, possono distinguersi in base alla lunghezza d’onda, che si misura in metri (e multipli e sottomultipli del metro), ed è inversamente proporzionale alla frequenza. Con riferimento soltanto alle onde radio, si distinguono o. a bassa, media, alta frequenza, ecc., e, in base alla lunghezza d’onda, o. miriametriche, metriche, centimetriche, ecc., oppure, in radiotecnica, o. lunghe, medie, corte, ecc. (va osservato che mentre c’è una classificazione internazionale delle onde radio per gli usi della fisica e della tecnica in generale, la classificazione radiotecnica è stata ed è fatta con criterî non unanimemente accettati). O. atmosferiche, onde elastiche che si destano e si propagano nell’atmosfera terrestre, originate da cause diverse, quali detonazioni, scoccare di fulmini, turbolenze e anche terremoti ed eruzioni vulcaniche. Onda d’urto, onda per la quale la grandezza che oscilla presenta una discontinuità attraverso la superficie d’onda: in partic., in aerodinamica, quella generata dal moto supersonico di un oggetto in un aeriforme, e con la quale si propagano discontinuità di pressione, di densità, di temperatura. Nella formulazione ondulatoria della meccanica quantistica, onda di probabilità o funzione d’onda, la funzione che rappresenta l’ampiezza di probabilità associata a una particella. Per le o. gravitazionali nella teoria della relatività generale, v. gravitazionale; per le o. di spin in fisica atomica, v. spin. b. Nella tecnica della radiodiffusione, e nel linguaggio com., mettere o mandare in onda, trasmettere un programma, o parte di un programma, radiofonico o televisivo; analogam., andare in onda, essere in onda, essere trasmesso. 4. In medicina: a. Nome dato a espansioni e a movimenti attivi di organi o loro parti: o. sfigmica, la ritmica espansione delle pareti arteriose dovuta all’aumento della pressione interna per effetto della sistole cardiaca; o. peristaltiche, i movimenti intestinali dovuti a contrazioni della tunica muscolare e che fanno progredire il materiale contenuto. b. Ciascuna delle salienze o depressioni con cui si presentano tracciati ottenuti dalla registrazione grafica di un determinato fenomeno, per lo più meccanico o elettrico; per es.: onde P, Q, R, S, T dell’elettrocardiogramma; onda dicrota dello sfigmogramma (v. dicroto); onde alfa, beta, delta dell’elettroencefalogramma, ecc. 5. In linguistica, il termine ha un uso fig. nell’espressione teoria delle o., formulata dal glottologo ted. J. Schmidt nella seconda metà del sec. 19°, secondo la quale le corrispondenze parziali fra due o più lingue indoeuropee sono dovute alla diffusione di innovazioni compiutasi a guisa di onde in una parte del territorio indoeuropeo corrispondente a quelle che furono più tardi le regioni di quelle lingue. 6. In senso più astratto, l’andamento di un fenomeno periodico: o. lunga, o. corta o breve, a seconda della lunghezza o durata del ciclo. Nel linguaggio giornalistico, si parla talora di o. lunga e di o. breve con riferimento agli effetti più o meno lontani nel tempo che uno o più avvenimenti possono determinare, o la loro persistenza nel tempo (con altro senso, o. lunga può indicare anche la ripercussione che un fatto o una situazione può avere in luoghi distanti). In economia, o. secolare (o ciclo secolare), il movimento a lungo svolgimento che si riscontra nell’attività di un settore o del complesso dell’economia di uno o più paesi in periodi pressappoco coincidenti col secolo; in genere è studiato per intervalli di tempo più brevi, detti sezioni d’onda. 7. Nella terminologia della circolazione stradale è detta o. verde (per analogia col propagarsi di un’onda) la successione di aperture dei semafori disposti lungo un percorso preferenziale di una città, tale che una colonna di veicoli marcianti a una determinata velocità possa incontrare tutti i semafori disposti a via libera (luce verde). ◆ Dim. ondina, ondicina, non com. ondétta e ondicèlla.