onorare
(ant. onrare, orrare) v. tr. [lat. honōrare, der. di honos -oris «onore»] (io onóro, ecc.). – 1. a. Circondare di stima e di ossequio; riconoscere e attribuire l’onore dovuto a persona o cosa: onora il padre e la madre, 4° comandamento del decalogo mosaico; è onorato da tutti i suoi concittadini; o. il nome, la memoria d’un defunto. In senso più concr., fare onore, fare cioè atto che dimostri la stima, il rispetto, l’ossequio verso qualcuno: Onorate l’altissimo poeta (Dante); al suo arrivo, tutte le autorità si sono recate a o. personalmente l’illustre ospite; sono state decretate solenni cerimonie per o. il grande scomparso. Con la prep. di: o. di lapide, di monumento (ma più com. con una lapide, con un monumento): su gli estinti Non sorge fiore, ove non sia d’umane Lodi onorato e d’amoroso pianto (Foscolo); e con riferimento agli atti dell’ospitalità (soprattutto nella lingua antica): si dolea che di compagnia e di più solenne convito quella sera non gli poteva onorare (Boccaccio). È di uso frequente in frasi di cortesia e di cerimonia, o che ne hanno comunque il tono: la S. V. è pregata di volerci o. con la sua presenza; m’ha voluto o. d’una sua visita; s’è degnato di o. la mia casa, la mia mensa, la mia povera tavola; mi onora della sua amicizia, della sua fiducia. b. non com. Prestare atti di culto, venerare: o. le reliquie d’un santo; Le genti antiche ... Dïone onoravano e Cupido (Dante); quel genio [la Verità] ... era stato da essi onorato con un grandissimo numero di templi e di sacrifici (Leopardi). 2. a. Rendere onorato, costituire motivo di onore: un bel morir tutta la vita onora (verso del Petrarca divenuto proverbiale); Fidandomi del tuo parlare onesto, Ch’onora te e quei ch’udito l’hanno (Dante: sono parole che Beatrice rivolge a Virgilio); uomini, opere che onorano la nazione, l’umanità, l’arte, la scienza, le lettere. b. Nel rifl., trarre onore, ritenere per sé un onore: la patria si onora di avere un così grande figlio; l’accademia si onora di annoverarlo fra i suoi soci; mi onoro di essergli stato maestro (o discepolo), di averlo conosciuto, e sim. Anche nello stile epistolare, in lettere ufficiali, commerciali e sim. (con lo stesso senso di pregiarsi): ci onoriamo di aver avuto la sua ordinazione, di portare a vostra conoscenza. 3. Con usi estens. e più particolari: a. Nel linguaggio comm., o. una cambiale, una tratta, emesse a proprio carico, pagarle, facendo fronte agli impegni assunti (con lo stesso sign., o. la propria firma). b. O. il poker (di una determinata somma), nel gioco omonimo, stabilire una somma che sarà versata di volta in volta, nelle varie mani della partita, a chi avrà realizzato tale combinazione di carte. ◆ Part. pass. onorato, anche agg. (v.).