onta
ónta s. f. [dal fr. ant. honte, voce di origine germanica]. – Disonore, vergogna, sia conseguente ad azione vile o disonesta commessa, a pena infamante subìta, sia per grave affronto subìto da altri: è un’o. che pesa sul suo nome, che ricade su tutta la sua famiglia; l’o. della sconfitta, della disfatta; i Romani dovettero subire l’o. delle forche caudine; un’o. che non si può cancellare. Anche l’offesa, l’ingiuria, l’oltraggio che offende gravemente nell’onore: fare, recare o. a qualcuno; ricevere, patire un’o.; dimenticare un’o.; vendicare l’o., lavare nel sangue l’o. patita. Non com., recarsi a o. una cosa, considerarla un’offesa o motivo di vergogna, di disonore. Fig., poet., danno, molestia (cfr. gli usi analoghi di offesa e ingiuria): contro all’onte De la pioggia e del sol ben forte armata (Parini). Locuzioni: in onta a, e più com. a onta di, a vergogna, a infamia: non vo’ che più favelle, Malvagio traditor; ch’a la tua onta I0 porterò di te vere novelle (Dante); di solito però adoperate in senso estens., a dispetto di, malgrado, nonostante: lo farò in o. a te, in o. al tuo divieto; la virtù trionfa ad o. dei malvagi; le vie si sgombra e solo, ad onta Di mille difensor, Gernando affronta (T. Tasso); anche con nomi di cosa, e senza che ci sia necessariamente l’idea del dispetto o della vergogna: è voluto andarci, ad o. dei miei avvertimenti; sono riuscito, ad o. di tutti gli ostacoli, di ogni difficoltà, dell’invidia; vollero partire, ad o. della bufera.