opprimere
opprìmere v. tr. [dal lat. opprimĕre, comp. di ob- e premĕre «premere, gravare»] (pass. rem. opprèssi o oppriméi, opprimésti, ecc.; part. pass. opprèsso, ant. oppremuto o opprimuto). – Appesantire, gravare: mi opprimono tutte queste coperte, queste vesti così pesanti; è un cibo indigesto, che opprime lo stomaco. Più com. con significati estens. e fig., affaticare, estenuare, dare un senso di grave molestia fisica o morale: c’è un’afa che opprime il respiro; questo caldo, quest’aria stagnante mi opprime; l’atmosfera triste del luogo mi opprimeva. E in genere, sopraffare, imporre pesi, oneri gravosi: o. di lavoro, di fatica; o. gli studenti con una rigida disciplina; o. i cittadini con tasse eccessive, con esosi tributi; o comunque provocare in qualcuno un sentimento di molestia, di fastidio, di sofferenza: la sua compagnia, i suoi discorsi mi opprimono; o. qualcuno con rimproveri, con il sospetto, con la gelosia; o. col dispregio e la noncuranza (Leopardi). In partic., vessare, tiranneggiare: o. i deboli; o. i figli con un autoritarismo eccessivo; soprattutto nella vita politica: o. il popolo, i sudditi (in senso assol., o con angherie, con leggi ingiuste, soffocandone le aspirazioni alla libertà, ecc.). ◆ Part. pres. opprimènte, anche come agg., che opprime: un caldo, un’afa opprimente; un’attesa opprimente; una presenza, una compagnia opprimente; una disciplina, una severità, un rigore opprimente; quanto sei opprimente! ◆ Per l’uso del part. pass. con funzione verbale, di agg. e di sost., v. oppresso.