opus
s. neutro lat. (propr. «opera, lavoro»), usato in ital. al masch. – 1. Termine che, seguito da un numero progressivo (e comunem. abbreviato in op.), è usato per indicare le composizioni musicali di un autore di cui sia stato fatto il catalogo dall’autore stesso o da un musicologo (per es., Beethoven, Quartetto op. 131); può talvolta essere preceduto o addirittura sostituito dal nome o dall’iniziale del compilatore del catalogo (per es., Mozart, Sinfonia in sol min. K. 550, che ha il n. 550 nel catalogo di L. A. F. von Köchel). 2. Nella terminologia architettonica classica, conservata anche dagli archeologi moderni, la parola, specificata da varî agg. lat. (raramente tradotti), serve a indicare i particolari sistemi di struttura muraria in uso presso i Romani: o. quadratum, in blocchi di pietra parallelepipedi disposti a strati orizzontali alternati, uno nel senso della lunghezza e uno nel senso della profondità della muratura; o. vittatum, in quadrelli di pietra allettati a piani orizzontali, a volte alternati a strati di mattoni; o. craticium, consistente in un’intelaiatura di travi di legno i cui spazî intermedî sono riempiti di sassi e malta, e generalmente rivestito di intonaco; o. caementicium, formato da calcestruzzo (a base di scaglie di pietra e malta) contenuto entro muri esterni, i quali prendono a loro volta il nome di opus seguito da specificazioni diverse a seconda del materiale per essi usato, e della sua disposizione (o. incertum, formato da piccole pietre di taglio irregolare, cementate tra loro; o. reticulatum, costituito da tante piccole piramidi tronche di pietra con la base in facciata, disposte in modo da formare un reticolo; o. testaceum o doliare, in mattoni triangolari, posti con una base all’esterno; o. mixtum, caratterizzato dalla presenza di diverse tecniche); o. spicatum, pavimento composto di mattoncini disposti a spina di pesce, v. anche quadrato1, vittato, graticcio nel sign. 2 a, cementizio, incerto, reticolato, testaceo, spicato, (v. fig. a p. 706). 3. O. mallei (propr. «opera di martello»): maniera d’incidere il metallo per mezzo di piccoli ferri da cesello, battuti a martello sul rovescio e sul diritto di lastre sottili, spec. in uso nel sec. 15°. 4. Sempre con il sign. generico di «opera, lavoro», il termine è usato tradizionalmente per designare: a. Alcuni tipi di ricami medievali (per es., o. anglicanum o anglicum, tipo di prezioso ricamo originario dell’Inghilterra, usato spec. nei sec. 13° e 14° per decorare arredi sacri). b. Alcuni procedimenti tecnici dell’oreficeria e della filigrana, che spesso prendevano il nome dal luogo di produzione (per es., o. veneticum ad filum, metodo particolare, ideato a Venezia nel sec. 14°, di unire lo smalto alla filigrana). c. Nelle tecniche musive, o. alexandrinum, tipo di litostroto ottenuto con frammenti regolari a disegno geometrico di marmi colorati; o. tessellatum, mosaico pavimentale formato da tessere di piccole dimensioni, generalm. quadrangolari, di marmi e anche di laterizio; o. vermiculatum, mosaico pavimentale, composto da tessere di dimensioni varie, talvolta anche minutissime, di marmo, pietre dure, paste vitree; o. sectile, per alcuni lo stesso che litostroto (v. anche tessellato, vermiculato, settile).