opusdeista
s. m. e f. e agg. Chi fa parte dell’Opus Dei; relativo all’Opus Dei, alle sue dottrine e alle sue concezioni e pratiche di vita. ◆ Oltre a tanti seguaci, ha avuto tanti nemici. L’Opera è stata temuta e combattuta come una «società segreta». È stata avversata per la vicinanza di tanti opusdeisti al franchismo. La beatificazione di [Josemaría] Escrivá, nel 1992, fu accompagnata da polemiche, anche all’interno della Chiesa. Polemiche che oggi sembrano tramontate: è cambiato il clima politico e culturale, ma anche l’Opus si è fatta più elastica e gode di migliore stampa. (Luigi Accattoli, Corriere della sera, 6 ottobre 2002, p. 14, Cronache) • come ha dichiarato [Óscar Andrés Rodríguez] Maradiaga, che tra le sue tante qualità possiede anche quella di essere un conoscitore oggettivo delle cose economiche, i vescovi latinoamericani devono essere lasciati liberi di discutere su «come evangelizzare la politica e i politici, come poter dialogare con il mondo dell’economia. Perché le vere armi di distruzione di massa restano la povertà, l’ingiustizia sociale e la corruzione». E questo, partendo da una somma di dati esperienziali che vede il primate del Perù, il cardinale opusdeista [Juan Luis] Cipriani, sospettare ogni opzione pastorale che pretenda di proiettarsi anche nel sociale come «uno sconvolgimento della dottrina mediante un’opzione marxista». (Filippo Di Giacomo, Stampa, 10 maggio 2007, p. 5, Interno).
Derivato dal nome proprio Opus Dei con l’aggiunta del suffisso -ista.
Già attestato nel Corriere della sera del 27 aprile 1992, p. 7, In primo piano (Luigi Accattoli), usato come s.