oracolo1
oràcolo1 (ant. oràculo) s. m. [dal lat. oracŭlum, der. di orare «parlare»; secondo moderne interpretazioni, la voce lat. avrebbe indicato in origine non il responso della divinità ma il luogo dove il responso veniva dato]. – 1. a. Presso varî popoli antichi, il responso che la divinità, interrogata per ottenere previsioni su eventi futuri, istruzioni relative a pratiche di culto o la sanzione di leggi, imprese e azioni particolari, concedeva sotto forma di segni (nelle forme più primitive) o servendosi di un tramite umano, il quale comunicava al richiedente, a voce o più spesso per iscritto, le parole del dio (in genere di significato ambiguo o oscuro); per estens., l’insieme della domanda e del responso (con le pratiche loro connesse) come forma di divinazione: interpretare l’o.; obbedire all’oracolo. In antropologia culturale, responso ottenuto per mezzo di tecniche o di esperimenti ritenuti in grado di fornire spiegazioni o indicazioni riguardo a decisioni da prendere osservando l’andamento di particolari fenomeni opportunamente provocati: o. del veleno, consistente nel somministrare (per es. a un gallo) una sostanza tossica e nell’osservare il suo comportamento. b. Anche, spec. nel mondo greco, il luogo (santuario) in cui il dio dava tale responso: l’o. di Apollo a Delfi (o l’o. delfico); l’o. di Zeus a Dodona. c. Impropriam., s’intende talvolta per oracolo la divinità stessa, soprattutto nelle espressioni interrogare, consultare l’o., i responsi dell’o., e sim. 2. Per estens., il termine è stato spesso usato dagli scrittori cristiani con riferimento alle predizioni dei profeti o alla parola di Cristo. 3. fig. Risposta, parere, sentenza espressa da persona autorevole e molto ascoltata: le sue parole sono un o. per i suoi discepoli; o la persona stessa: ai suoi tempi, era l’o. della medicina. Con l’uno e l’altro senso, per lo più iron., di sentenza data con tono di grande autorità e più spesso di persona che parla con tono cattedratico o si finge ispirato: pronunciare, spacciare oracoli; sentiamo il suo o.; silenzio, che parla l’o.!; ecco l’o.!; l’o. tace; smetti di fare l’o.; Ed ei, presa la mano a far l’oracolo, O rispondeva avvolto o stava muto (Giusti). In similitudini: credersi un o.; parlare come un oracolo. 4. Gioco dell’o., gioco di società nel quale uno dei giocatori svolge il ruolo della sibilla, distribuendo ai presenti un certo numero di fogli di carta su ciascuno dei quali viene scritta dai presenti una domanda; ritirati i fogli, la sibilla scrive risposte argute e allusive, contrassegnandole con un numero d’ordine, poi ciascun giocatore sceglie un numero, e la sibilla gli legge la risposta ad esso corrispondente.