orare
v. tr. e intr. [dal lat. orare «parlare» (che nel lat. eccles. acquistò il sign. di «pregare»), der. di os oris «bocca»] (io òro, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. letter. Pregare, nei varî sign. del verbo; in partic., pregare Dio, dire orazioni: Udìa gridar: «Maria, òra per noi» (Dante); orando frate Giovanni nella selva, gli apparve frate Iacopo (Fior. di s. Franc.); chi per altri ora, per sé lavora (prov. tosc.), opera cioè anche a vantaggio proprio. Col senso di invitare, chiedere, pregando: Fra quei guerrieri il vecchiarel devoto Sta dolcemente, e li conforta et ora A voler ... (Ariosto). Anticam. costruito anche con il compl. di termine: Orando a l’alto Sire, in tanta guerra, Che perdonasse a’ suoi persecutori (Dante). 2. ant. Con i sign. proprî del lat. classico, parlare in un’adunanza, arringare, perorare. ◆ Part. pres. orante, usato con valore verbale, spec. nei testi antichi, e come agg. e sost. (v. la voce).