orda
òrda s. f. [dal turco orda, ordu «tenda del khan, esercito»]. – 1. a. In etnologia, gruppo di nomadi a cui spettano diritti esclusivi di caccia o di pascolo su un determinato territorio, entro il quale sono confinati i loro spostamenti. In partic., con riferimento alle popolazioni nomadi di cacciatori e raccoglitori, unità che comprende più tribù. Più in generale, ogni gruppo umano la cui struttura è caratterizzata dall’eguaglianza dei membri, risultando quindi privo di capi (con l’eccezione di guide o di occasionali condottieri); in partic., o. primitiva, nell’ambito delle prime teorie evoluzionistiche sull’origine della società (Morgan, Bachofen, ecc.), locuz. con la quale si è indicata un’ipotetica forma di convivenza umana caratterizzata da promiscuità sessuale. b. Ciascuna delle compagnie in cui si dividevano i giannizzeri dell’impero ottomano. c. In senso storico, denominazione di alcune formazioni statali di popolazioni turco-tatare, in Asia e nell’Europa centr.: Orda d’oro (in turco Sira Ordu «campo giallo» o Altin Ordu «campo d’oro»), formazione statale tatara che abbracciava le popolazioni in buona parte turche stanziate nelle steppe tra il Caspio, il Mar Nero e il Caucaso, giungendo fino alla Siberia occid. e all’antica Transoxiana (regione dell’Asia centr. russa al di là del fiume Oxus, l’odierno Amu Darya), a struttura semi-feudale con una spiccata impronta militare, importante soprattutto nella prima metà del sec. 14°, poi in declino (parallelamente all’ascesa dell’Orda bianca), e disgregatasi infine nei primi anni del sec. 16°. 2. Per estens., torma, massa incomposta: orde di barbari premevano contro i confini dell’Impero romano; o. selvagge. Anche, più genericam., accozzaglia di gente in movimento: un’o. di ragazzini urlanti; città invase da orde di turisti.