orgoglio
orgóglio s. m. [dal franco *urgoli, ted. ant. urgol «notevole»; cfr. rigoglio]. – 1. Stima eccessiva di sé; esagerato sentimento della propria dignità, dei proprî meriti, della propria posizione o condizione sociale, per cui ci si considera superiori agli altri: fiero, smisurato, vano, fatuo, stupido o.; l’o. dei potenti; essere pieno d’o.; salire, montare in o.; chiudersi nel proprio o.; Buon cittadino ... Né si abbassa per duolo, Né s’alza per o. (Parini); fiaccare, abbassare, atterrare l’o. di qualcuno; insultare l’o. caduto. Talora, arroganza: Esso atterrò l’o. de li Aràbi (Dante). Fig., di animali: Li colombi adunati a la pastura, Queti, sanza mostrar l’usato o. (Dante), con allusione al loro incedere pettoruto che sembra quasi segno di superbia o di baldanza. 2. Con senso attenuato (per influenza del fr. orgueil), sentimento non criticabile della propria dignità, giustificata fierezza: giusto, legittimo, nobile o.; si sentiva offesa nel suo o. di donna; è un’opera di cui parla sempre con o.; anche, amor proprio: non hai un po’ d’orgoglio? Per estens., persona o cosa che è motivo d’orgoglio, di vanto: è l’o. della sua famiglia, della sua città; le nuove iniziative costituiscono l’o. dell’assessore alla cultura. 3. ant. o pop. tosc. Rigoglio, di una pianta: l’o. delle biade. ◆ Dim., non com., orgogliétto, orgogliùccio e orgogliuzzo; pegg., non com, orgogliàccio.