ornamento
ornaménto s. m. [dal lat. ornamentum, der. di ornare «ornare»]. – 1. Attività intesa ad ornare: l’o. di una sala; provvedere all’o. della facciata. 2. Più com. in senso concr., tutto ciò che, non richiesto da fini pratici e da esigenze funzionali, si aggiunge per conferire bellezza, eleganza, e quindi in genere ogni elemento decorativo: oggetti, pietre, piante d’ornamento; servire di ornamento; o. architettonici, consistenti in fregi, volute, nicchie, sculture, decorazioni pittoriche, ecc., che nel loro insieme costituiscono l’ornato di un edificio; interno sovraccarico di ornamenti; gli o. di un salotto, dell’altare; ornamenti dell’abito, della persona, o. muliebri, gioielli, nastri e sim.; la vera bellezza non ha bisogno di ornamenti; o. musicali, le varie specie di abbellimenti; o. retorici, dello stile, del discorso, le eleganze formali: la bontade [di un sermone] è ne la sentenza, e la bellezza è ne l’o. de le parole (Dante); Se tu avessi ornamenti quant’ài voglia, Poresti arditamente Uscir del bosco, e gir in fra la gente (Petrarca, nel congedo di Chiare fresche e dolci acque, con riferimento alla canzone stessa). In araldica, ornamenti dello scudo, tutte le figure che accompagnano esteriormente lo scudo (il timbro, le distinzioni di dignità o contrassegni d’onore, i sostegni, la cordelliera, il laccio d’amore, le ghirlande di rose, i rami d’olivo, le imprese, le leggende, le croci, ecc.). Più genericam., quanto conferisce grazia, bellezza: i capelli sono un o. del volto; come ne’ lucidi sereni sono le stelle ornamento del cielo e nella primavera i fiori ne’ verdi prati, così de’ laudevoli costumi e de’ ragionamenti piacevoli sono i leggiadri motti (Boccaccio). In senso fig.: ornamenti dell’animo, le doti spirituali e intellettuali; la spontaneità è il più bell’o. della fanciullezza; anche con riferimento a persona o a istituzione che dia lustro e decoro a un luogo o a un’epoca: artista che fu l’o. della sua città, del suo secolo.