osceno
oscèno agg. [dal lat. obscenus o obscaenus, di etimo incerto: propr. «di cattivo augurio», donde i sign. di «laido d’aspetto; osceno»]. – 1. a. Che offende gravemente il senso del pudore, soprattutto per quanto si riferisce all’ambito della sessualità: parole, frasi o.; tenere un comportamento o.; usare un linguaggio o.; atti o., punibili dalla legge se commessi in luogo pubblico o esposto al pubblico; fare un gesto o.; scritte, immagini, fotografie o.; canzoni o.; spettacoli o.; proposte oscene. Con riferimento alla persona stessa: uomo, scrittore, attore, pittore o.; una donna oscena. b. Per estens., letter., turpe, laido, immondo, ripugnante: il mostro o.; le bramose arpie ... Col tetro, osceno, abominevol puzzo Ne sgominâr le mense (Caro); di Libia Le belve in guerra oscena Empiean d’urla e di fremito E di sangue l’arena (Parini, con allusione ai combattimenti delle belve nel circo). 2. In senso fig. e iperb., spiacevolmente brutto, o privo di gusto, tanto da costituire quasi un’offesa al senso estetico: le facciate di questi palazzi sono o.; scrive in una prosa o.; questo quadro è davvero o.; si veste in modo veramente osceno. 3. In araldica, attributo degli animali con le parti genitali di smalto differente dal resto. ◆ Avv. oscenaménte, in modo osceno: ridere, parlare, gesticolare, comportarsi oscenamente.