oscuro
agg. [dal lat. obscurus]. – 1. a. Privo o scarso di luce, non illuminato (è in genere il contrario di chiaro): un cielo o. e nuvoloso; vicoli o.; in un o. corridoio; una stanza molto o. (più com. buia); una valle o.; Nel mezzo del cammin di nostra vita Mi ritrovai per una selva o. (Dante); Occhi soavi e più chiari che il sole Da far giorno seren la notte o. (Bembo). Camera o., locale degli studî fotografici che si tiene chiuso alla luce del giorno, eventualmente illuminato soltanto con speciali lampade colorate, e in cui si compiono le operazioni di preparazione e di confezionamento delle pellicole e carte fotografiche, nonché le operazioni di sviluppo e di stampa delle pellicole e delle carte impressionate (per altri sign. dell’espressione, v. camera, n. 4). b. Riferito a colore, non chiaro, di tonalità cupa, tendente al nero: tinte o., colori o.; anche, carico: verde o., rosso oscuro. In questi casi è assai più com. scuro, mentre oscuro si usa quando, oltre alla cupezza del colore, è inclusa anche l’idea di mancanza di luce: o. nubi avanzavano nel cielo; Que’ duo bei lumi assai più che ’l sol chiari Chi pensò mai veder far terra o.? (Petrarca). 2. fig. a. Difficile da intendere, da interpretare: concetti o.; argomentazioni o.; le due frasi mi riescono o.; un verso, un passo molto o.; con riferimento a persona, che parla o scrive in modo poco chiaro, difficile da capire: uno scrittore, un saggista o.; con valore avverbiale: parlare, scrivere oscuro. Anche, indeterminato, vago, misterioso: mi fece un discorso o.; accennare con parole o., con o. allusioni; un’o. predizione. b. Con sign. più complesso, che suscita timori, dubbî e sospetti, perché scarsamente conosciuto o documentato, perché moralmente poco limpido, e sim.: in questa faccenda ci sono molti punti o.; è un o. episodio della sua vita; morì di morte o.; un periodo o. della nostra storia, di cui si hanno scarsi documenti, o triste per le condizioni politiche, culturali, sociali; un o. avvenire, ignoto, incerto, o anche minaccioso. c. Non conosciuto, cioè non famoso, non noto, non importante e sim.: in faccia ai due cugini, due convitati o. (Manzoni); viveva in un o. villaggio delle Alpi; condurre una vita o., appartata e aliena dagli onori, o anche grigia e insignificante, mediocre; umile, non nobile: una persona di nome o., di o. condizione, di o. nascita, di origine o., di famiglia o., di o. genitori. Per litote, un nome non o., noto, famoso; persona di non o. fama, famosa. d. Triste, fosco, accigliato, detto soprattutto dell’espressione del viso: la sua faccia si fece o.; era o. in volto; Partissi al fin con un sembiante o. (T. Tasso). e. poet. Non illuminato dalla gioia, e quindi triste, desolato: poche dolci ore serene Vedute ho ne l’o. aspro camino Del viver mio (Bembo); deserto, oscuro Il mio stato mortal (Leopardi). f. In fonetica, termine non strettamente tecnico usato con varî sign.: «l» oscura, la l velare, come nell’ingl. well ‹uèl›, in contrapp. alla comune l alveolare; «e» oscura, la vocale neutra, di suono intermedio tra le diverse vocali cardinali, come la e del fr. parchemin ‹paršëmẽ′›. 3. Sostantivato, l’oscurità, il buio: essere, rimanere all’o.; poco com. in senso proprio (in cui è molto più usato scuro), è invece assai com. in senso fig., spec. nelle espressioni essere all’o. di qualcosa, non conoscerla, ignorarla totalmente; tenere qualcuno all’o. di qualche cosa, non informarlo, nascondergliela volutamente. Dim. oscurétto, alquanto oscuro. Avv. oscuraménte, solo in senso fig.: aveva anche, oscuramente, vergogna di se stesso (P. Levi); parlare, esprimersi oscuramente, in modo incomprensibile, vago, misterioso; vivere oscuramente, nella povertà, oppure ignoti, senza fama, senza contatti sociali.