ottimo
òttimo agg. [dal lat. optĭmus (der. di ops opis «ricchezza, forza»), usato come superl. di bonus]. – 1. Superl. di buono, in uso accanto alla forma regolare buonissimo, con cui in molti casi si può scambiare, mentre in altri si preferisce o l’una o l’altra forma, secondo l’accezione e il tono che sono proprî a ciascuna. L’estensione dei sign. è, in linea generale, analoga a quella di buono; quindi: a. Con riguardo al comportamento e alle tendenze morali, alle qualità spirituali intrinseche, all’indole, alla disposizione e al contegno nei rapporti con altre persone, e sim.: un’o. persona, un o. giovane; ha un o. cuore, un o. carattere; è di o. sentimenti, di o. principî; anche, di persona che possiede in alto grado le qualità richieste alla funzione che svolge, spec. come membro di una famiglia: un o. padre; un o. marito; un’o. madre di famiglia; analogam., è un o. amico, assai affezionato, fedele, sicuro. b. Con riguardo all’abilità nel lavoro, alla capacità professionale: un o. impiegato, un o. operaio. Nelle note informative sugli impiegati dello stato, ottimo, qualifica che esprime un giudizio di massimo rendimento. Nell’uso scolastico, valutazione corrispondente all’incirca al voto 9. c. Relativamente alle condizioni sociali, alla stima di cui si gode, e sim.: proviene da un’o. famiglia. d. Riferito a nomi di cosa, astratti o concreti, indica in genere l’eccellenza, sia nella rispondenza ai proprî fini (è un o. televisore; ha ancora un’o. vista), sia nel pregio e nella qualità (uve che danno un o. vino), sia riguardo alle condizioni generali (casa, barca, libri in o. stato). Rispetto alle condizioni fisiche e psichiche: avere un’o. salute; essere di o. umore. In senso più soggettivo, di tutto ciò che, per qualsiasi motivo, dia piena soddisfazione: la cena è stata o.; abbiamo avuto un o. trattamento; siamo stati in o. compagnia; i risultati sono o.; è un o. affare; ha un o. posto; mi pare un’o. occasione; è un’o. idea!; m’ha dato un o. consiglio; mi fece un’o. impressione; sono in o. rapporti con lui. Nel linguaggio econ., configurazione o. (o ottimale) o, come sost., ottimo economico, o anche o. paretiano – dal nome dell’economista V. Pareto (1848-1923) che per primo ne diede una definizione rigorosa –, situazione in cui è impossibile migliorare la posizione di un individuo senza peggiorare quella di un altro componente della società; dimensione o. di un’impresa (s’intende dal punto di vista della collettività), quella che, dati certi prezzi dei fattori produttivi e un certo stato della tecnica, permette di produrre al minimo costo medio. e. Non sostituibile con buonissimo nelle formule (che riproducono da vicino le equivalenti latine) Giove O. Massimo, Dio O. Massimo, con le quali si riconosce alla divinità la pienezza dei suoi attributi. 2. Come s. m., ciò che è o si considera ottimo, soprattutto nei sign. in cui è spesso adoperata la voce latina corrispondente optimum (v.): l’o. della produzione, l’o. delle condizioni ambientali. ◆ Avv. ottimaménte, nel modo migliore, benissimo: sto ottimamente; hai agito ottimamente; il viaggio è andato ottimamente; in forma esclam., ottimamente!, per esprimere piena approvazione o soddisfazione (ma spesso detto con ironia).