paese
paéṡe s. m. [lat. *pagensis agg., der. di pagus «villaggio»]. – 1. a. Regione, largo tratto di territorio, per lo più coltivato e abitato, individuato in base a particolari caratteri fisici, meteorologici, economici, antropici: p. freddi, temperati, caldi; p. equatoriali, tropicali; i p. asiatici, danubiani; i p. del Nord, dell’Europa Centrale; i Paesi Bassi, l’Olanda (v. anche basso1, n. 1 b); un p. fertile, popoloso, disabitato; un p. povero, ricco; il bel p., l’Italia (v. anche bel paese); quasi tutto il mondo ho cercato, e fatta esperienza di quasi tutti i p. (Leopardi). In locuz. particolari (alcune delle quali possono riferirsi anche al sign. 2): scoprir paese, tastare il terreno, cercare di conoscere le intenzioni altrui: per venire in chiaro delle sue congetture, e scoprir paese (Manzoni); mandare a quel p., levarsi di torno con modi bruschi una persona molesta; p. che vai usanza che trovi (prov.), ogni luogo ha i suoi usi e modi particolari, ai quali conviene adattarsi; tutto il mondo è p., dappertutto c’è il bene e c’è il male. b. Estensione di territorio compreso in determinati confini, sottomesso a una medesima legge e ordinato in un organismo politico completo (sinon., in molti casi, di nazione, stato, includendo quindi nel territorio anche le popolazioni che vi abitano): i p. europei; i p. asiatici; i p. dell’Est (o orientali); i p. dell’Ovest (o occidentali); i p. del Sud (o meridionali); paesi in via di sviluppo; p. emergenti; talora con preciso riferimento al territorio di uno stato: le ricchezze, le risorse del p.; minacciare, invadere il p. avversario; lasciare, sgomberare il p.; liberare il proprio p. dagli invasori; in altri casi con riferimento più diretto alle persone che vi abitano, al complesso dei cittadini che costituiscono la comunità nazionale: un p. democratico; un p. a regime dittatoriale; il p. non vuole la guerra; lanciare, rivolgere un appello al p.; consultare il p., indicendo le elezioni politiche o un referendum; Povera gente! lontana da’ suoi, In un p. qui che le vuol male (Giusti); spesso anche come sinon. di patria, ma con sign. più concreto e tono in genere più affettivo e meno solenne (con questo sign., è spesso preferita, anche per evitare ambiguità, l’iniziale maiusc.): amare, servire il proprio p.; morire, sacrificarsi per il p. (o per la salvezza, per la libertà del paese). Paese legale, nella Francia della Restaurazione, il corpo ristretto degli elettori su base censitaria, in contrapp. a paese reale, che indicava la più ampia coscienza e volontà politica popolare che sarebbe risultata con il suffragio universale; successivamente, nel linguaggio della pubblicistica politica, le due espressioni sono state riprese, e sono tuttora in uso, per indicare, rispettivam., il potere politico con le sue istituzioni da un lato, e il popolo con i suoi problemi e le sue esigenze dall’altro, volendo così sottolineare polemicamente l’opposizione o la frattura esistente fra la realtà dei cittadini e quella della politica ufficiale dei loro rappresentanti: oltre i termini troppo angusti e circoscritti e non poco incerti del p. legale esiste ... il p. reale che non vuole dimenticati gl’interessi suoi per gli interessi dei partiti e delle persone (Carducci). 2. Centro abitato di limitate proporzioni: un p. di pianura, di montagna; le strade, la piazza del p.; il sindaco del p.; un p. di contadini, di pescatori; la festa, la sagra del p.; usi, costumi di p.; vita, abitudini di p.; un p. povero, ricco; un p. disabitato, abbandonato. Con riferimento alle persone che l’abitano: il parroco era benvoluto da tutto il p.; alla fiera c’era il p. al completo. 3. non com. Paesaggio dipinto: pittore di paesi, paesista, paesaggista. ◆ Dim. paeṡino, paeṡétto, paeṡettino, paeṡèllo (anche nella locuz. scherz. tornare al paesello, tornare a casa); spreg. paeṡùccio, paeṡùcolo; accr. pae-ṡòtto, paeṡóne; pegg. paeṡàccio. Tutti gli alterati (tranne il pegg. paesaccio, che ha uso più generico) si riferiscono al sign. 2.