paladino
s. m. [lat. palatīnus (agg. der. di palatium «palazzo, corte imperiale»), che, dapprima nell’espressione comes palatinus «conte di palazzo», e poi da solo come sost., indicò in genere gli alti funzionarî della corte imperiale; cfr. palatino3]. – 1. Ciascuno dei cavalieri che al tempo di Carlomagno circondavano il re, vivevano alla sua corte e lo accompagnavano nelle imprese guerresche. In partic., secondo la tradizione cavalleresca e i racconti leggendarî, sono così chiamati i dodici valorosi baroni che costituivano una specie di guardia nobile al seguito di Carlomagno, impegnati soprattutto nella guerra contro gli infedeli di Spagna: Dodici paladini aveva in corte Carlo, e ’l più savio e famoso era Orlando (Pulci). 2. fig. Difensore; fautore, sostenitore leale e disinteressato: farsi p. degli oppressi, degli emarginati, dei poveri; erigersi a p. della libertà, della democrazia, della pace; Ad inveggiar cotanto paladino Mi mosse l’infiammata cortesia Di fra Tommaso e ’l discreto latino (Dante, con riferimento a san Domenico; per l’interpretazione di inveggiare, v. la voce). ◆ Con il sign. fig., è usato anche il femm. paladina, riferito a donna, spec. nella locuz. farsi paladina (di un’istituzione, un’idea, una convinzione, ecc.).