palco
s. m. [dal longob. balk «trave», da cui anche balco] (pl. -chi). – 1. Genericam., ripiano di legno costruito con assi e travi fra loro commesse. In partic.: a. La struttura di legno che copre superiormente un ambiente qualsiasi, e serve di sostegno al pavimento dell’ambiente sovrastante; si dice p. morto quando limita sopra di sé un vano non abitabile; p. a tetto, il palco più alto della casa, quando tra esso e il tetto non c’è spazio per una soffitta. In senso più ristretto, il soffitto, cioè la parte della struttura stessa che è visibile dall’ambiente sottostante: due lumi a mano, pendenti da due pertiche attaccate alla trave del p., vi spandevano una mezza luce (Manzoni). b. Nelle costruzioni edilizie, il ripiano provvisorio, di assi di legno, destinato a sostenere gli operai e i materiali necessarî per l’esecuzione di opere murarie o decorative (eventualmente anche artisti o artigiani per l’esecuzione di pitture, stucchi, ecc.) nelle parti alte delle pareti o del soffitto (quando è a più ripiani prende il nome di ponte o impalcatura). c. Costruzione a carattere provvisorio mirante a ottenere un piano rialzato da terra, in grado di sostenere una o più persone: montare, smontare un p.; hanno montato il p. per il comizio, per lo spettacolo all’aperto; è stato eretto un p. per le autorità; in passato, p. di giustizia (o semplicem. palco), il podio ligneo sul quale si eseguivano le sentenze capitali. 2. Nel teatro: a. Piano di legno rialzato rispetto al livello della platea e leggermente inclinato, sul quale recitano gli attori (più comunem. detto palcoscenico). b. Ciascuno dei compartimenti (detti anche palchetti) in cui sono divise le balconate sovrapposte nella parete perimetrale che fronteggia il palcoscenico e dai quali gli spettatori possono assistere alla rappresentazione: p. di primo, di secondo, di terzo ordine; p. di proscenio (v. barcaccia). 3. Nella costruzione navale, il termine designava in passato l’insieme dei banchi dei rematori; oggi si adopera solamente nella locuz. palco di comando, peraltro meno usata che ponte di comando o plancia. 4. Nelle palestre, p. (o p. di salita), attrezzo costituito da una trave retta orizzontalmente da due robuste mensole, alla quale sono fissate due o più pertiche e dalla quale pendono due o più funi (talvolta anche una coppia di anelli), per gli esercizî ginnici relativi. 5. Nel linguaggio venatorio, piattaforma sopraelevata costruita con tronchi o rami dove sale e si apposta il cacciatore e dalla quale spara alla selvaggina nella caccia di appostamento. 6. a. In arboricoltura, complesso delle branche di un albero quando si trovano molto ravvicinate e quasi allo stesso livello sul tronco: si vede dai p. fronzuti d’un grand’albero uscire da ogni parte gli uccelli che ci s’erano riparati (Manzoni). b. In zoologia, ciascuno dei rami di cui sono costituite le corna dei maschi dei cervidi, dette perciò anche corna a palchi o semplicem. palchi: questi possono essere formati dalla sola asta (chiamata in tal caso daga) oppure presentare dei germogli appuntiti, detti pugnali, in numero di uno, due, o più di due per cui si hanno, rispettivam., p. forcuti, p. treppunte, p. ramosi; si dicono palmati i palchi in cui l’asta è parzialmente fusa con i pugnali. Ogni anno le corna si rigenerano con un nuovo palco, cosicché dal numero di questi è possibile conoscere l’età dell’animale. 7. Nella locuz. a palchi, per indicare disposizione di una serie di cose in più strati sovrapposti: disporre, sistemare la frutta a palchi. ◆ Dim. palchétto, con sign. particolari (v. palchetto1); spreg. palcùccio; accr. palcóne; pegg. palcàccio.