pallido
pàllido (ant. pàlido) agg. [lat. pallĭdus, der. di pallere «essere pallido»]. – 1. a. Smorto, sbiancato, che ha perduto il colore naturale: un volto p.; essere di carnagione p.; diventare improvvisamente p. (per lo spavento, per l’emozione, per la rabbia, per il venir meno delle forze, per una perdita di sangue, ecc.); essere p. come un morto, come un cadavere; visi p., espressione con cui erano designati dai pellirosse gli uomini di pelle bianca. b. Aggiunto al nome di un colore, ne denota una tonalità, una gradazione molto debole: rosa, verde, giallo, azzurro pallido. Per estens., riferito a ciò che si presenta con una colorazione chiara, o sbiancata: Amorosette e pallide vïole (Petrarca); non conservo della sua prima infanzia altro che delle pallide fotografie (Svevo); la lettera era scritta ... con un inchiostro pallido che dava la sensazione di un documento tenuto lunghi anni segreto (Pratolini). Con riferimento alla luce, tenue, poco luminoso, privo di splendore: un p. chiarore; una p. luna; una p. alba. c. Con sign. attivo (letter. o poet.), che rende pallido: Qui tacque; e ’l cor le si rinchiuse e strinse, E di pallida morte si dipinse (T. Tasso); sembrano invecchiare di dieci anni sotto quella pallida fatica (Alvaro). Nel linguaggio medico, endocardite p., l’endocardite batterica subacuta, che si accompagna a notevole pallore. 2. fig. Tenue, debole, evanescente: conservare un p. ricordo; non è che una p. immagine della realtà; spec. nella frase non avere la più p. idea di qualcosa, non immaginarla, non saperne niente. O, in giudizî di valore, che ha poco rilievo, che è di scarsa efficacia o espressività, e sim.: uno stile p., impersonale; non ebbe la Divina Commedia tra noi altro che pallide imitazioni nella parte dottrinale e allegorica (Carducci). 3. In anatomia, globo p. (o semplicem. pallido s. m., talora indicato anche con la forma lat. pallidum), formazione facente parte del corpo striato, costituita dal segmento interno o mediale del nucleo lenticolare. ◆ Dim. pallidino, pallidétto, pallidùccio; spreg. pallidìccio, e, non com., pallidastro; accr., raro, pallidóne. ◆ Avv. pallidaménte, con luce fioca: la stanza era pallidamente illuminata; in modo confuso, poco nitido, poco preciso: non ci vediamo da tanti anni, lo ricordo solo pallidamente; in modo appena accennato: gli sorrise pallidamente.